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Attualità martedì 13 settembre 2016 ore 16:46

Insegnante rifiuta il trasferimento all'Elba

In una lettera firmata la donna spiega perchè ha scelto di non trasferirsi dalla Val d'Elsa con tutta la famiglia: "Il concorso è un ricatto"



PORTOFERRAIO — Il "concorsone", la graduatoria, la cattedra che arriva e che spesso è lontana centinaia di chilometri. Magari su un'isola. Un calvario che riguarda migliaia di insegnanti, di famiglie alle prese con una scelta difficile tra lavoro e affetti.

Così capita che anche una probabile destinazione come l'Elba venga rifiutata. Lo ha fatto Elisabeth Willemaers, insegnante madrelingua di francese, e ha raccontato la sua esperienza in una lettera inviata al portale specialistico OrizzonteScuola.it.

"Ho appena inviato la rinuncia al ruolo. Com’è possibile? Questa è la sua scelta, mi hanno detto. Ma questa non è una scelta: è la triste ricompensa per una docente madrelingua arrivata al primo posto di queste assurde prove concorsuali e ottava della graduatoria (perché diversi anni di esperienze d’insegnamento e di certificazioni all’Università o all’Istituto francese non valgono nulla).

Residente nella Val d’Elsa, sposata e madre di una bambina di 2 anni, mi è stato assegnato, senza altra scelta possibile, l’ambito territoriale del sud di Cecina, con alta probabilità di prendere la cattedra all’Isola d’Elba. Sono stata costretta a rinunciare. Quante candidate, dopo di me in graduatoria, dovranno anche loro rifiutare questo regalo velenoso, per motivi familiari o economici evidenti?

Prendere o lasciare, con la conseguenza di essere cancellata dalla graduatoria. Ho cercato di qualificare questa situazione con tanti termini ma uno tra tutti è parso il più rispondente alla realtà: un ricatto".

La lettera della Willemaers continua con un'amara riflessione sul funzionamento barocco dei meccanismi di graduatoria per gli aspiranti insegnanti e rifiuta le scorciatoie: "Mi è stato consigliato di accettare e di farmi chiamare da un preside allettandolo con la mia qualità di madrelingua per poi sfruttare i mesi non esauriti della maternità di mia figlia, aggiungerci qualche permesso e un periodo di aspettativa per stare a casa il più possibile. Questi modi sono contrari alla mia etica professionale. Voglio lavorare e non voglio prendere in giro chi mi dà lavoro, a cominciare dallo Stato, dal preside e dagli allievi. E quindi, dato che non voglio sfruttare questi trucchi, dovrò rinunciare".

"Intanto, io perdo il ruolo e degli allievi italiani - conclude la missiva - perdono la possibilità d’imparare il francese con un’insegnante madrelingua. Scelta vostra, non mia".

Sulla scelta, del tutto personale, della donna ognuno si potrà fare la propria opinione accompagnandola però con una domanda: perchè venire a lavorare all'Elba è percepito come un sacrificio?


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