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Spettacoli sabato 08 marzo 2014 ore 10:15

Marta Cuscunà a la sua "Semplicità ingannata"

"Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne": Ai Leggieri di San Gimignano una pagina di teatro dedicata alla donna



SAN GIMIGNANO — Prosegue l’indagine di Marta Cuscunà sul tema della resistenza femminile in Italia. Lo fa con lo spettacolo teatrale La semplicità ingannata, sottotitolo "Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne", in scena domenica 9 marzo alle 21,30 al Teatro dei Leggieri di San Gimignano per la stagione “Leggieri d’Inverno”. Ingresso ridotto per il pubblico femminile a euro 5. Con la partecipazione del Coordinamento Donne Spi-Cgil provincia di Siena e Centro Pari Opportunità Valdelsa.

Assistente alla regia Marco Rogante, disegno luci Claudio “Poldo” Parrino, disegno del suono Alessandro Sdrigotti, tecnica di palco, delle luci e del suono Marco Rogante, Alessandro Sdrigotti, realizzazioni scenografiche Delta Studios, Elisabetta Ferrandino, realizzazione costumi Antonella Guglielmi. Co-produzione Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto.

"La semplicità ingannata" racconta da quali semi è nata la rivendicazione delle donne nel Cinquecento, nel tentativo di ridare slancio a una rivoluzione di cui non sentiamo più il bisogno, e forse non per un caso fortuito, ma per una precisa strategia che, anche se con modalità apparentemente diverse, ci schiaccia ancora sotto lo strapotere maschile. La semplicità ingannata parla del destino collettivo di generazioni di donne e della possibilità di farsi “coro”.

Dopo aver indagato la storia della staffetta partigiana Ondina Petteani, con “È bello vivere liberi”, Marta Cuscunà con questo nuovo percorso teatrale riporta alla memoria le opere di Arcangela Tarabotti, monaca di clausura dalla vocazione letteraria, e la vicenda delle Clarisse di Udine. Due esperienze di lotta e di passione che già cinque secoli fa rivendicarono per le donne un ruolo nuovo, in una società che ne mortificava ogni slancio.

Le monache del Santa Chiara di Udine attuarono una forma di resistenza davvero unica nel suo genere. Queste donne trasformarono il convento udinese in uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile con un fervore culturale impensabile per l'universo femminile dell'epoca. Ovviamente l'Inquisizione cercò con forza di ristabilire un ferreo controllo sul convento e su quella comunità di monache, ma le Clarisse riuscirono a resistere per anni facendosi beffe del potere maschile e creando, dentro il Santa Chiara, un'alternativa sorprendente per una società in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico, economico e sociale della vita.

«Oggi – spiega la Cuscunà - c'è estremo bisogno di parlare di Resistenze femminili perché nella nostra società la figura femminile è molto contraddittoria: da un lato abbiamo bisogno di garantire per legge la presenza minima delle donne in politica attraverso le quote rosa; dall'altro proprio le donne sono al centro della vita mediatica in quanto merce di scambio tra politici e imprenditori corrotti».

Marta Cuscunà nasce a Monfalcone, città operaia famosa per il cantiere navale in cui si costruiscono le navi da crociera più grandi del mondo e per il triste primato dei decessi per malattie causate dall'amianto. Si forma nell’ambito della Scuola Europea per l’Arte dell’Attore “Prima del Teatro”. Come attrice prende parte agli spettacoli Pesciomìni di Ugo Vicic e Pippo Pettirosso di Tullio Altan, Merma Neverdies, spettacolo con pupazzi di Joan Mirò, regia di Joan Baixas, Indemoniate! di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi, regia di Massimo Somaglino.


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