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Spettacoli giovedì 06 febbraio 2014 ore 16:36

Neda, Hanifa e Rose: tre donne contemporanee

Tre voci dalle cronache dei nostri tempi in scena per la prima regionale de “La città di plastica” ai Leggieri di San Gimignano



SAN GIMIGNANO — Tre voci dalle cronache dei nostri tempi. Quelle di tre donne contemporanee: Neda, Hanifa e Rose, interpretate da Claudia Campagnola nello spettacolo di teatro “La città di plastica” Nel giardino dei sogni, in prima regionale sabato 8 febbraio alle 21,30 al Teatro dei Leggieri di San Gimignano (Siena) per la stagione “Leggieri d’Inverno” di Giardino Chiuso.

Scritto a quattro mani da Silvia Resta e Francesco Zarzana, per la regia di Norma Martelli. Scena di Camilla Grappelli e Francesco Pellicano. Suono di David Barittoni. Una produzione Compagnia della Luna.

Dall’Iran, la voce di Neda Salehi Agha Soltan, la studentessa uccisa a Teheran durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali di Ahmadinejad del 2009 e barbaramente represse dal regime. Grazie alla diffusione di un video amatoriale che ne ha documentata la morte, il suo nome è velocemente diventato un grido di protesta in tutto il mondo, scandito dagli oppositori al regime. In persiano Neda significa "voce" o "chiamata" e per questo il suo nome è diventato la "voce dell'Iran" e il suo volto, un simbolo di tutti i manifestanti per la democrazia

Dall'Afghanistan, la storia di Hanifa. Volti sofferenti e sguardi di paura, sono quelli della schiavitù in cui sono ridotte, poco più che bambine, le donne afgane vendute dai loro padri a mariti troppo vecchi, troppo violenti. È lo strazio di migliaia di giovanissime ragazze che per sfuggire ai matrimoni combinati, scelgono di darsi fuoco. Si cospargono di benzina e si bruciano. Alcune muoiono, altre finiscono ustionate a vita.

È la loro dannata strada per la libertà.

Dal Kenya, l'ultima protagonista: si chiama Rose. Come le rose che lei va a tagliare nelle serre sul lago Neivasha. Le giovani tagliatrici, prive di qualsiasi protezione, sono costrette, per pochi dollari, a respirare polveri tossiche e concimi killer dieci ore al giorno, sotto i teloni trasparenti a più di quaranta gradi. Una città di plastica sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori. Fiori che finiscono in occidente, comprati e scambiati come simbolo d'amore.


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