Cultura

"Cheerleaders" ai Macelli

Uno spettacolo teatrale dedicato alla parte sportiva dell'incitamento sportivo: un gioco di parole che si ripete sul palco

Collettivo Pirate Jenny – pagina Facebook

Sabato 14 maggio alle ore 21.30, ultimo appuntamento per il teatro e la danza al Centro “I Macelli” di piazza Macelli 1, con "Cheerleaders" di Collettivo PirateJenny.

Eat. Sleep. Cheer. Repeat. Ovvero mangia, dormi, sostieni (supporta, incoraggia), ripeti. Sono questi i movimenti ritmati e ossessivi che gli interpreti di “Cheerleader” danzano, o meglio, agiscono, come in uno sport, in scena, prendendo come metafora espressiva la tifoseria più sportivamente organizzata che esista, quello del “cheerleading”: ovvero il dare sostegno ad una parte in gioco creando un vero e proprio sport, fatto di movimenti e ritmo. Azioni che diventano codice condiviso, linguaggio corporeo capace di dare senso di appartenenza ad un gruppo, per sopravvivere rispetto al senso di anonimato quotidiano, sopravvivere però anche a discapito della propria individualità, adeguandosi a codici comportamentali condivisi.

“Cheerleaders” trae ispirazione proprio dal Cheerleading, sport nato negli Stati Uniti a fine Ottocento, che combina coreografie di ginnastica, danza e acrobazia, sia per concorrere a gare specifiche che per incoraggiare sul campo di gioco le squadre in competizioni sportive (football, baseball, etc...). Sport che con oltre 1 milione e mezzo di praticanti è tra i più diffusi negli Stati Uniti.

“Cheerleaders è un concetto astratto che funge da contenitore tematico per raccogliere da un lato la necessità umana di auto-incitamento e dall’altro quella di rispondere al bisogno di appartenenza e identificazione ad un gruppo. Il nostro obiettivo è parlare del come la vita vada oggi “performata” per poterla dimostrare – spiegano gli autori e interpreti – Per sfuggire all’invisibilità è necessario appartenere. Perché il gruppo assicuri la salvezza al singolo componente è necessario che l’individuo accetti di muoversi entro e non oltre un codice stabilito. Il meccanismo si svela in immagini in cui è solo evocato e mai dichiarato l’incubo di restare in panchina, di non essere all’altezza di una piramide umana, di fungere solo da base per l’elevazione di qualcun altro. I valori evocati si rifanno ad un’epica contemporanea abitata da progettualità umane nutrite dall’immanenza delle emozioni, da un presente fatto di desideri modesti, precoci ed evanescenti.”