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Cronaca lunedì 16 giugno 2014 ore 10:59

Colle Duemilaquattordici, più reale che virtuale

L'evoluzione dei tempi attraverso i social network: un profilo anonimo diventato punto di riferimento per tutta la città



COLLE DI VAL D'ELSA — Quanto ancora Internet e i social network non esistevano le piazze non erano virtuali ma reali. Banale? Scontato? Forse si, ma rientra tutto nell'evoluzione dei tempi. Certo è che ogni epoca e ogni generazione ha comunque il proprio punto di riferimento. Prima era un luogo preciso della piazza, per i colligiani il famoso “albero degli storti”, prima ancora la bottega di un barbiere, piuttosto che di un vinaio. L'Aringo e via di Spugna, oltre che via Roma i luoghi preferiti per il gossip. Nell'evoluzione della “piazza” che da reale passa a virtuale, si arriva ai bar. Dove il chiacchericcio, il sentito dire, diventa un fiume in piena per le vie della città.

“Oh, hai sentito cosa è successo?” l'incipit. Poi il racconto del fatto, fino alla fatidica domanda: “Chi te l'ha detto?”. E qui la sentenza: “L'hanno detto in Piazza”. Oppure: “L'hanno detto da Oscare”. La declinazione del luogo, poi, potrebbe andare avanti all'infinito, ma si parte dal presupposto che il luogo da dove è partita la notizia è comunque fonte sicura. Se è stato detto lì vuol dire che è vero. Notizie, ma anche gossip vero e proprio. Epiteti di corna, piuttosto che di fallimenti o circostanze avverse una volta affibbiati non vanno più via. Perchè in Piazza, piuttosto che dentro una bottega il diritto di replica è una virtù per pochi.

Tutto questo per il “prima”. Ma adesso? Adesso, nell'era dei social e delle piazze virtuali c'è un luogo (a noi piace immaginarlo così) dove tutto è permesso, dove tutto è attendibile e soprattutto dove tutti vanno a sbirciare. Si tratta di Colle Duemilaquattordici. Che cos'è? Ormai tutti lo conoscono, ma si tratta di un profilo nato su Facebook addirittura nel corso della prima legislatura di Paolo Brogioni. Un profilo anonimo che approfondisce e tratta tutti i temi della realtà colligiana, divagando di tanto in tanto anche su tematiche nazionali. Ma il percorso è lo stesso di cui prima.

“Oh, hai sentito cosa è successo?” l'incipit. Poi il racconto del fatto, fino alla fatidica domanda: “Chi te l'ha detto?”. E qui la sentenza: “C'è scritto su Colle Duemilaquattordici”. Senza declinazioni, senza se e senza ma. Quello che viene riportato su questa pagina è quello che Colle ha sempre proposto fin dai suoi tempi d'oro. Una Colle brontolona, critica, aspra, ma innamorata di se stessa fino alla follia, una città alla quale non va mai bene niente, che fuori è sempre tutto fatto in maniera migliore, ma quando si sente offesa tira fuori gli artigli come nessun altro. Una Colle che nonostante tutto continua a volersi rimboccare le maniche per continuare nella sua storia. E su questo filo rosso Colle Duemilaquattordici ci sta dentro tutta: buche, cantieri, cariche pubbliche, scempi. Come le battaglie portate avanti con successo, come il ripristino dell'area dismessa del vecchio distributore di Campolungo o come la crociata contro le insegne abusive e vecchie nel centro e non solo (in questo caso c'è stata anche una capatina alla Speranza). O come la lettera che è stata inviata con doppia traduzione all'atelier francese di Jean Nouvel per lo scempio della Fabbrichina. L'elenco potrebbe continuare. Così come per la politica: per assurdo e in proporzione, è stata fatta più campagna elettorale su Colle Duemilaquattordici per queste ultime amministrative che nelle piazze. Quelle vere. Non che sia stata fatta dallo stesso profilo, sia chiaro. Ma candidati e sostenitori delle varie fazioni hanno utilizzato la pagina proprio per proporre programmi, considerazioni, accuse. Ma al di là di tenere vivo un interesse quotidiano e comune per la città, c'è un altro merito da attribuire a Colle Duemilaquattordici: l'anonimato. Nessuno sa chi gestisce la pagina. E' una persona sola? Sono forse due? In molti, magari per farsi ganzi con gli amici, giurano di sapere il nome. Ma preferiscono tacere. Ma in quelle botteghe e in quella stessa Piazza la domanda è sempre la stessa: “Ma te lo sai chi è Colle Duemilaquattordici?”.


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