Leggere in Nazionale
di Roberto Cerri - sabato 03 ottobre 2015 ore 11:51
No, questo blog non parla di calcio. La Nazionale a cui mi riferisco è la Biblioteca Nazionale di Firenze da me frequentata con assiduità un quarantennio fa, prima come studente e poi, brevemente, come ricercatore borsista. E già allora, quando i dipendenti erano circa 250, il servizio del prestito faceva piangere, la consultazione dei periodici era una vergogna e sul servizio informazioni stendo un velo pietoso.
L'automazione ha migliorato il sistema informativo, ma su prestito e consultazione periodici la Nazionale è andata indietro tutta (almeno per quanto ne so e mi dicono). Oggi si sa meglio cosa la Nazionale possiede (??), ma in compenso la lettura del patrimonio librario risulta più faticosa e accidentata. La logistica funziona malino. Manca personale. Ovviamente la realtà della Nazionale è molto complicata. E in questo blog semplifico un po'. Ma alcune idee vorrei metterle nel piatto. Poi, si vedrà.
1) Parto da un assunto: alla Pubblica Amministrazione, di cui la Nazionale fa parte (è un ufficio del MIBACT), manca una efficace cultura organizzativa e in particolare manca la capacità di gestire le persone. Chiunque abbia letto i libri di Ichino sa di cosa parlo. Far lavorare all'80% un dipendente pubblico e statale in particolare è una missione complicata. Perciò chiunque pensi di migliorare i servizi della Nazionale buttandoci soldi e uomini (naturalmente mediante rigorosissimi concorsi pubblici), non sa quello che dice. Anzi, finge di non saperlo. Per migliorare in maniera significativa i servizi della Nazionale va cambiato il contratto di lavoro. Sarebbe necessario farla gestire in gran parte da privati e premiare l'azienda appaltatrice in base al raggiungimento di buoni livelli di prestito e al numero dei periodici consultati, questo se si vuole che i servizi essenziali (prestito e consultazione dei periodici) funzionino al meglio. O selezionarne altri, se ritenuti più importanti.
Inoltre per provare a cambiare, occorrerebbe togliere alla Nazionale di Firenze le incombenze bibliografiche generali (e culturali varie) e affidarle alla Nazionale di Roma. In Italia basta una sola agenzia bibliografica pubblica. Anzi, se si privatizzasse anche questo servizio risparmieremmo un bel mucchio di soldi e, forse, ci metteremmo al passo coi tempi.
2) Tolte alcune incombenze, in una Nazionale fiorentina concentrata sulla gestione del proprio patrimonio, in funzione di un'utenza più ampia possibile, occorrerebbe “prepensionare” almeno 140 degli attuali 170 addetti. Un esodo “incentivato” di tutti gli over 55. Un'operazione di ringiovanimento radicale. Tecnicamente: si tratterebbe di trasferire una parte degli stipendi del MIBACT verso il sistema pensionistico per un importo di circa 3 milioni di euro l'anno. Ora se si calcola che l'attuale costo globale degli stipendi probabilmente si aggira sui 6,6 milioni all'anno (cifra che deve essere considerata la linea del Piave delle risorse della Nazionale), dopo averne passati 3 al sistema pensionistico, ne resterebbero ancora 3,6. Di questi 1,2 potrebbero servire a pagare i 30 dipendenti che resterebbero. Gli altri soldi, pari a 2 milioni, trasferiti in prestazioni, potrebbero bastare a pagare decentemente circa 60 persone per 52 settimane annue, ferie e malattie incluse.
Naturalmente parlo di personale assunto da un'impresa culturale vincitrice di un appalto almeno quinquennale (o a più lunga gittata, se possibile). Possono bastare 90 persone per gestire la Nazionale? Si, se i non “prepensionati” sono ancora motivati; e se il personale entrante, giovane, fortemente coinvolto e con un contratto a tempo indeterminato, lavorerà con lo spirito dei dipendenti di un'azienda privata con buone capacità professionali. Perché la Nazionale, che alla fin fine non è altro che un grande magazzino pieno di oggetti molto simili tra di loro, se sarà affidata ad un'azienda privata potrà definire e forse centrare obiettivi chiari, limitati e ben definiti, ovvero: ricevere libri e riviste, catalogarli celermente, facilitarne prestito e consultazione. Tutto qui.
3) Naturalmente una scelta di questo tipo solleverebbe un bel po' di polemiche. Ma per cambiare la macchina statale prima di tutto occorre forza politica (cioè capacità di cambiare e resistere alle polemiche dei conservatori). E presto vedremo se questo governo ne ha e se saprà mettere in campo atti innovativi (modello Marchionne per intenderci). Sui musei statali si sta muovendo. L'auspicio è che si passi anche alle biblioteche. Se questo accadrà, l'altra cosa importante è che le imprese culturali accettino la sfida, perché spesso anche i privati preferiscono misurarsi con appalti facili, dove si gioca sui ribassi e sulle buone relazioni tra imprese, più che sulle capacità organizzative e sull'innovazione dei servizi, che sono conquiste difficili e faticose da ottenere. Perché, diciamocelo, spendere meno e far funzionare meglio un servizio, equivale a far schizzare in alto la produttività del lavoro, ovvero far lavorare di più e meglio i dipendenti. Ma una cosa è dirlo. Un'altra è realizzarlo.
4) Se invece la politica ignorerà le biblioteche statali e la Nazionale le cose peggioreranno quotidianamente. Continueremo ad ascoltare menti apparentemente illuminate rimbambire l'opinione pubblica con l'idea che lo Stato dovrebbe mettere altre risorse e altri uomini per migliorare la Nazionale. Ma tutti sanno che di altri soldi pubblici la Nazionale non ne vedrà. Almeno fino a quando durerà la crisi. Altri proporranno di aumentare i volontari (esempio infame di moderno schiavismo se praticato, come spesso accade, su persone giovani e comunque in età lavorativa). Ed altri ancora saranno orgogliosi di spedire ogni anno in Nazionale una piccola ciurma di giovani sotto la sigla del “servizio civile” e tamponare con questo “lavoro stagionale” sottopagato qualche falla. Insomma se la politica non si muoverà, galleggeremo, ingarbugliandoci sempre di più, con soluzioni provvisorie, ma durature.
Vedremo se il Ministro Franceschini e il governo Renzi invertiranno questo andazzo. Di solito il tempo fa piazza pulita delle chiacchiere.
Roberto Cerri