Spettacoli lunedì 09 marzo 2015 ore 16:09
Il "Rosso Terrone" al Politeama

"Dago Red", dall'album al concerto: lavoro puro per Raiz e Fausto Mesolella
POGGIBONSI — La narrativa e il canto, il passato e il presente, sul medesimo palco, in una sintesi romantica, proletaria, migratoria. Oltre i limiti dello spazio geografico, o geopolitico, e fisico. Oltre l’insulto di chi una volta era marinaio e s’imbarcava per i continenti portando nella sacca un destino da ricreare e tanta fame. E' l’istinto che sta dietro le quinte e nelle vene di “Dago Red”: prima un album, uscito pochi mesi fa, oggi un concerto, che vede insieme il cantautore Raiz e il chitarrista e produttore Fausto Mesolella. Complici di uno studio che muove dalle origini dell’arte del Sud e arriva lontano. Non snaturandosi bensì moltiplicando verbi, azioni, emozioni, immagini.
Disco che
trova la sua origine nell’omonima collezione di racconti scritti
dall’italo-americano John Fante e pubblicati negli anni Trenta del
Novecento. Nelle parole degli stessi artisti, Dago Red si potrebbe
tradurre approssimativamente come “Rosso terrone”. Intendendo il
rosso come vino. Ed il “vino terrone” è vino rosso paesano,
quello che forse non è amato dai palati raffinati dei sommelier ma
che è forte, sincero e inebriante.
Il disco – e il live –
è composto dalla rielaborazione di memorabilia del canzoniere
napoletano che si mescolano a ciò che napoletano non è d’anagrafe
ma che, altrettanto, appartiene allo spirito di questo affascinante
duo di cittadini del mondo. Il tutto sarà protagonista al Teatro
Politeama di Poggibonsi mercoledì prossimo, 11 marzo, con inizo alle
21,30: le pulsioni rock, soul, blues, reggae del combo fanno pace -
ci provano, perlomeno - con quelle di canzoni che illustrano una
terra per esperienze itineranti, multicolor, wop. Ossia, senza
passaporto. È così che naturalmente, “Lacreme napulitane”
[firmata da Bovio-Buongiovanni] si specchia nella “Immigrant Punk”
dei Gogol Bordello di Eugene Hutz. Che ’a muntagna vesuviana, il
Vesuvio di “Tu ca nun chiagne” [Libero Bovio-Ernesto De Curtis],
diventa the mountain che scalano The Who in “See Me, Feel Me”.
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