Attualità giovedì 26 maggio 2016 ore 15:38
Un libro nella ricorrenza dei Georgofili

Alberto Rosati presenta a Poggibonsi il nuovo lavoro "Mafia e cultura mafiosa"
POGGIBONSI — “Mafia e cultura mafiosa”: questo il titolo del libro
scritto da Alberto Rosati, che sarà presentato domani, venerdì 27
maggio, giorno in cui ricorre la strage di via dei Georgofili. Appuntamento
alle 18 presso Il Mondo dei Libri. A dialogare con l'autore saranno
Marco Spinelli e Franco Cazzola. L’iniziativa è promossa dalla libreria
con il patrocinio del Comune.
“Se
fosse un fenomeno senza radici nel sociale, la mafia avrebbe i giorni
contati: al pari delle Brigate rosse che, prive di legami col tessuto
della società, furono isolate e vinte. I pesci hanno bisogno di acqua
per nuotare, si disse allora a proposito dell’appoggio fornito da
poche centinaia di fiancheggiatori ai gruppi di fuoco brigatisti. Ma
un sistema di potere come quello mafioso – capace di conformarsi al
mutare dei regimi e delle istituzioni; di entrare in simbiosi con lo
sviluppo delle forze produttive; di imporre rapporti di produzione
funzionali ai propri interessi; dotato di abilità mimetiche tali da
indurre ancora oggi intellettuali e opinione pubblica a ignorarne la
natura e a sottovalutarne la pericolosità o, appena ieri, a negarne
l’esistenza – non si spiega se non collegandolo a radici culturali
diffuse e profonde. Il mito della sua invincibilità, il suo imporsi
all‘immaginario collettivo come idra dalle cento teste, piovra dai mille
tentacoli, araba fenice sempre in grado di risorgere dalle ceneri per
adattarsi in modo proteiforme alle mutazioni economiche e politiche,
deriva dalla incomprensione della natura egemonica della cultura
mafiosa: che rilascia, a mo’ di precipitato, la mafia come sistema di
potere. Se quindi – lo sostiene Gramsci – è un complesso sistema di
mediazioni e di rapporti a stabilire un‘egemonia, cioè una compiuta
capacità direttiva; e per la mafia tale sistema si risolve, in Sicilia,
nei legami organici con la politica, le istituzioni, la burocrazia, il
mondo del lavoro – in sintesi: con la società civile – che si radicano
in una osmosi culturale con l’ambiente pressoché perfetta, la fine del
contropotere mafioso è destinata a coincidere con la fine di questa
osmosi: quando sarà ridotto a delinquenza comune estranea al corpo
sociale, e perciò suscettibile di essere emarginato e sconfitto mediante
l’uso degli ordinari mezzi repressive”.
Alberto Rosati (www.albertorosati.net)
ha insegnato Filosofia e Storia al Liceo scientifico “Leonardo” di
Agrigento. Da questa esperienza – ultraventennale – deriva l’argomento
di “Mafia e cultura mafiosa”. E’ insegnante nella sezione sperimentale
linguistica dell’Istituto magistrale “S. Giovanni Bosco” di Colle Val
d’Elsa.
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