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Attualità lunedì 23 settembre 2024 ore 16:00
Alzheimer, 80mila toscani ostaggio delle demenze
La Toscana è fra le regioni italiane più anziane d'Italia con 3,7 milioni di cittadini che hanno più di 65 anni. Oltre l'8% accusa declino cognitivo
TOSCANA — Sono 80mila i toscani ostaggio delle Demenze, con un'incidenza dell'Alzheimer stimata nel 60% dei casi e 1.500 pazienti con diagnosi a esordio precoce: i dati sono stati diffusi dalla Regione Toscana in occasione della Giornata mondiale dell'Alzheimer voluta dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per informare e responsabilizzare su una malattia grave che colpisce circa 40 milioni di persone nel mondo.
E’ un problema che in Italia riguarda 6 milioni di persone (2 milioni con demenza o mild cognitive impairment – disturbi cognitivi lievi) e 4 milioni di familiari (considerati anche come ‘secondi pazienti’).
La Toscana è tra le regioni più anziane d’Italia, con il 26% (dati Istat) dei suoi 3,7 milioni di abitanti di età over 65: significa 960mila anziani, e fra loro si stimano oltre 80mila persone affette da Demenza per una percentuale che supera l’8%. E fra tutte le forme di Demenza, la malattia di Alzheimer è quella che si presenta con maggiore frequenza, raggiungendo il 60% dei casi. "Tale realtà fa emergere la complessità e difficoltà nella diagnostica, nei trattamenti ambulatoriali e nell’assistenza", recita la nota della Regione.
I percorsi di assistenza
La Demenza è una sindrome che può essere causata da diverse malattie progressive che colpiscono la memoria, il pensiero, le emozioni e il comportamento, con una grave perdita della capacità di svolgere le attività della vita quotidiana.
Appena si notano i primi sintomi, è importante non sottovalutarli e parlarne con il proprio medico di famiglia o altro specialista. E’ infatti opportuno un approfondimento presso il Centro Disturbi Cognitivi e Demenze (Cdcd) più vicino alla residenza, per attivare una eventuale presa in carico.
Dopo un’ attenta valutazione da parte di una équipe specializzata, il Cdcd conferma l’eventuale diagnosi e avvia i trattamenti farmacologici e psicosociali disponibili. Alla persona e alla famiglia vengono fornite le informazioni sui servizi esistenti e può essere attivato l’eventuale collegamento con la rete dei servizi.
Dopo la diagnosi, sono previsti controlli periodici e vengono gestiti anche i probabili disturbi comportamentali - agitazione, aggressività, insonnia... - causa principale di ricorso all’ospedale e di stress per la famiglia: "In questi casi - è l'indicazione che arriva dalla Regione Toscana - è importante rivolgersi al proprio medico e/o al Cdcd di riferimento, evitando di ricorrere al pronto soccorso o all’ospedale, se non strettamente necessario".
In caso di bisogno rilevante di assistenza è possibile rivolgersi al servizio Punto Insieme più vicino, dedicato alle persone non autosufficienti e ai loro familiari:
"Un operatore aiuterà a compilare una scheda di segnalazione sullo stato di salute della persona che ha bisogno di assistenza. Una équipe di operatori qualificati, Unità di Valutazione Multidisciplinare (Uvm), valuta la situazione di bisogno segnalata e definisce un progetto di assistenza personalizzato (Pap)".
"Più fondi per garantire sostegno e cura"
Cosa serve? Innanzitutto maggiori risorse per garantire assitenza e sostegno ai malati e alle loro famiglie. Così secondo gli assessori regionali al diritto alla salute Simone Bezzini e alle politiche sociali Serena Spinelli: “Per affrontare una patologia come l’Alzheimer - hanno detto – che ha ripercussioni pesanti non solo sulla persona che ne è affetta, ma anche sui familiari e le persone vicine, è necessario avere a disposizione una rete di servizi e di funzioni sociali e sanitari appositi".
"Le attività finanziate con il Fondo Nazionale a partire dal 2020 - spiegano - si sono concluse lo scorso Marzo e ad oggi, nonostante la Legge di Bilancio 2024 preveda uno stanziamento di circa 35 milioni per il triennio 2024-2026, non è ancora stato approvato il decreto attuativo: le Regioni non hanno quindi ancora ricevuto le risorse previste. Questa interruzione dei finanziamenti ha reso molto problematica la continuità dei servizi e causato una involuzione complessiva del sistema, con ripercussioni negative soprattutto nel livello di assistenza fornito alle persone con demenza ed ai loro familiari".
Non solo: "In futuro - proseguono Bezzini e Spinelli - occorrerà riflettere anche sull’entità dell’impegno dello Stato per questo Fondo: 35 milioni di euro per tre anni sono una cifra veramente una esigua di fronte a un impatto economico stimato in 23 miliardi di euro, tra costi diretti e indiretti, il 63% dei quali a carico delle famiglie”.
“Per gli stessi motivi – proseguono Bezzini e Spinelli - chiediamo con forza al governo che l’aggiornamento del Piano Nazionale Demenze, su cui l’Istituto Superiore di Sanità con il contributo di tutte le Regioni e P.A. sta lavorando, sia per la prima volta accompagnato da un adeguato finanziamento, inserito strutturalmente all’interno della legge di bilancio".
“Su queste tematiche – concludono i due assessori – la Toscana sta facendo la sua parte: è stata tra le prime regioni a recepire il Piano Nazionale Demenza del Ministero della Salute e a dotarsi di un Piano Regionale che ha consentito di avviare percorsi di potenziamento e innovazione dei servizi per rispondere ai bisogni di cura del malato e di sostegno per la famiglia. Nostra intenzione è continuare su questa strada”.
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