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Sport venerdì 29 agosto 2014 ore 14:16

Colligiana, ora il problema è sociale

Gli acquisti di nuovi calciatori in secondo piano: le difficoltà societarie, una struttura quasi fatiscente e una scuola calcio esosa i veri problemi



COLLE DI VAL D'ELSA — Il futuro della Colligiana sta vivendo momenti difficili di tensione. Perchè adesso in bilico non c'è solo una gestione sportiva che rischia di avere serie ripercussioni sul futuro della squadra, ma anche una gestione sociale di tutto ciò che è in grado di muovere l'ambiente biancorosso.

Ma andiamo per ordine. Da una parte, come più volte raccontato ormai da mesi, l'interesse dell'imprenditore Salvatore Caiata che ha manifestato, direttamente e attraverso intermediari, l'interesse verso la società di via Liguria. Dall'altra il Presidente Massimo Rugi, che nonostante momenti apparenti di apertura nei confronti di trattative di vendita, si è poi arroccato dietro a richieste non consone al valore dell'operazione. Ma su questo nessuno può imputare niente, visto che fino a prova contraria fino a che esiste una proprietà privata non si può certo obbligare alla vendita. Salvo può venire alla luce altri elementi, più di natura sociale che sportiva. Andando a vedere lo stato attuale degli impianti del Gino Manni di Colle di Val d'Elsa, di proprietà comunale e dati in gestione alla Colligiana, si vede come la naturale manutenzione sia stata lasciata andare. Campi da gioco non in linea con le precedenti annate, nessuna conservazione né mantenimento dello stato del manto erboso, bagni pubblici chiusi o semichiusi, copertura della tribuna centrale in uno stato che rasenta un pericolo per la sicurezza, vecchi cantieri aperti incustoditi e parte dello stadio che fino alla stagione scorsa rappresentava il centro sportivo del Siena lasciata all'incuria.

Oltre a questo va sottolineato un altro aspetto sociale. La Colligiana, da sempre, non è solo valore della maglia e successi sportivi per la prima squadra, ma è soprattutto un settore giovanile di livello e un modo per dare un servizio e un'opportunità di integrazione e socializzazione, oltre che di crescita per famiglie e ragazzi. Ed è qui che il presidente Massimo Rugi ha fatto inasprire un po' gli animi in alcuni genitori, visto che quest'anno le quote per poter mandare i propri figli nella scuola calcio biancorossa è stata raddoppiata, aggirandosi intorno ai 500 euro. Troppi per una famiglia “normale”, che lotta con il coltello tra i denti per arrivare a fine mese. E al genitore poco importante se il settore giovanile biancorossi ha l'avallo della Figc se poi non è in grado di far iscrivere i propri figli. Ecco perché in questo momento la riconferma di Luca Pietrobattista e gli annunci di Gabriele Pirone e Lorenzo Costa stanno passando in secondo piano. Conta la maglia, conta la storia e contano i colori: ma conta soprattutto salvaguardare un'identità che per molti genitori di oggi ha rappresentato una famiglia quando erano piccoli, una fortuna che per vari motivi non potrebbero essere più in grado di regalare ai propri figli.


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