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Attualità venerdì 24 luglio 2015 ore 15:51
Finocchiona, il regno è il Valdelsa
Uno dei maggiori centri di produzione per un salume che, dopo la conquista dell'Igp, ha avuto una crescita esponenziale da 17milioni di euro
VALDELSA — E' la Provincia di Siena e più in particolare la Valdelsa il territorio con il maggior numero di stabilimenti produttivi di Finocchiona. Lo storico salume toscano, fresco del riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta, ottenuto lo scorso 24 aprile, viene prodotto nel senese in 12 stabilimenti su un totale di 46 aziende presenti a livello regionale. Il 13 maggio l’Unione Europea ha approvato il regolamento di esecuzione dell’IGP e, da quel momento, in un trend di crescita davvero impressionante, in poco più di dieci giorni sono stati prodotti quasi 85 mila chilogrammi di Finocchiona, per una stima sul valore di produzione pari a circa 630 mila euro e oltre 1 milione di euro sul valore alla vendita. Numeri da record che vanno ad aggiungersi al trend positivo anche sul fronte delle adesioni al Consorzio di Tutela, costituitosi nell’aprile scorso e guidato dal direttore Francesco Seghi e dal presidente Fabio Viani. Ad oggi, le aziende aderenti al Consorzio sono 46, con oltre 65 richieste di iscrizione, e la produzione stimata è di 12mila quintali, pari a 1milione e 200mila chilogrammi di prodotto. Sul fronte economico, si possono fare ad oggi delle stime che si attestano su 9 milioni di euro di valore della produzione e 17 milioni di euro al consumo.
I dodici stabilimenti senesi che producono Finocchiona IGP sono collocati per la metà in Valdelsa tra Colle di Val d’Elsa, Monteriggioni e Poggibonsi. La Finocchiona è uno degli storici salumi toscani e il riconoscimento IGP rappresenta un’opportunità per rafforzare ulteriormente il legame con il territorio di produzione. Al contempo, però, l’obiettivo del Consorzio è quello di aprire le porte di nuovi mercati, per far conoscere quest’eccellenza unica al mondo. La percentuale di export, oggi, si attesta tra il 10 e il 15 per cento della vendita, con una stima economica compresa tra 900mila e 1milione e 350mila euro. I principali paesi importatori sono Germania, Francia, Belgio, Austria, Olanda e Paesi scandinavi. Ci sono alcune vendite extra-UE ad Hong Kong e nel continente australe. Proprio con una delegazione della regione cinese si è svolto, nei giorni scorsi, un incontro che potrebbe essere un primo passo verso un’apertura ai mercati dell’Estremo Oriente.
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