Attualità mercoledì 18 settembre 2024 ore 12:00
Scuola, 22mila ragazzi toscani si fermano alla terza media
L'abbandono scolastico nel 2023 ha visto un passo indietro, ma l'incidenza percentuale colloca la Toscana fra le 10 regioni in situazione più critica
TOSCANA — Sono stati 22mila i ragazzi e le ragazze che in Toscana nel 2023 risultavano aver lasciato la scuola prima del tempo fermandosi alla terza media. Il fenomeno dell'abbandono scolastico l'anno scorso ha registrato un passo indietro, ma comunque l'incidenza percentuale regionale del 9,3% della popolazione fra 18 e 24 anni coinvolta nella dinamica colloca la Toscana al nono posto fra le regioni italiane in condizione più critica.
Ad accendere i riflettori sulla materia è l'ufficio studi della Cgia di Mestre in elaborazione dati Eurostat e Istat: "L'abbandono scolastico prematuro - spiegano gli esperti - è definito come la percentuale della popolazione 18-24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di durata superiore ai 2 anni e che non frequenta corsi scolastici o svolge attività formative".
Su questo i dati toscani sono via via migliorati. Se nel 2019 l'incidenza era del 10,1% - cresciuta nel 2022 al 10,7% - nel 2023 i ragazzi e le ragazze fra 18 e 24 anni con licenza media come titolo di studio più elevato sono stati il 9,3% del totale.
Se la Toscana è nona in Italia per incidenza, a livello nazionale la situazione più difficile è registrata in Sardegna (incidenza 17,3%), Sicilia (17,1%) e nella Provincia autonoma di Bolzano (16,2%).
La povertà educativa è fattore critico per lo sviluppo. Se da un lato questi giovani di oggi potrebbero essere gli inoccupati di domani, così anche le imprese avranno difficoltà sempre maggiori a reperire personale specializzato: "E’ evidente che nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un’occupazione di qualità e adeguatamente retribuita", è infatti l'analisi degli studiosi mestrini.
"Le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto, come la transizione ecologica e quella digitale, non potranno che relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese, che faticheranno ancor più di quanto non stiano facendo adesso a reperire tantissime figure altamente specializzate che raggiungono queste competenze dopo aver conseguito un diploma presso un istituto professionale, un Its o una laurea presso un politecnico".
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