"Sonorika" in mostra al "Germoglio" di Pontedera
di Fausto Pirìto - martedì 24 marzo 2015 ore 17:09
Succede che un musicista di razza si scopra talent scout. Succede che uno scultore e pittore unico nel suo genere e una pittrice di talento stringano un sodalizio che li porta a esporre le proprie opere insieme, un po' in tutta Italia. Succede, infine, che un gallerista appassionato e lungimirante entri in contatto con questo trio di personaggi tutti da scoprire.
Il musicista è Dario Fochi, milanese di origine e toscano d'adozione, già leader alla fine degli Anni '80 degli Sharks (gruppo-spalla di Vasco Rossi, Deep Purple e Jethro Tull) e vincitore, da solista, nel 1992, del contest Rock Targato Italia. Lo scultore e pittore risponde al nome di Marco Alberti, nativo di Forno, ai piedi delle Alpi Apuane, dove vive e lavora completamente immerso, quasi “confuso”, nella natura che lo circonda. La pittrice, di Massa, si chiama Alessandra Ferrandu. Il gallerista è Manrico Mosti (patron dello spazio culturale “Il Germoglio”, inaugurato nel 1996 a Pontedera), impegnato nella diffusione dell'arte contemporanea e nella riproposta del recente passato pittorico e scultoreo toscano e nazionale.
L'incontro e la collaborazione fra queste “anime”, tra scultura, assemblaggi e musica, si è oggi concretizzato nella Mostra intitolata “Sonorika”, che propone una ricca serie di opere realizzate nel tempo da Alberti. La Mostra sarà inauguratasabato 28 marzo (ore 18) nei locali de “Il Germoglio” (Via Guerrazzi, 34) e rimarrà aperta tutti i giorni (esclusi domenica e lunedì) dalle ore 17 alle 20 fino al 26 aprile.
Ecco come lo stesso Marco Alberti, che si firma anche con lo pseudonimo IG.KRAM, la presenta: «Le opere esposte danno vita alle mie recenti interpretazioni del “Figlio del Cerbero”, forma che spesso è il soggetto simbolo, chiave di lettura del mio lavoro. Oggi questo simbolo riesce ad ambientarsi e ad assumere diverse identità, in un’unica opera come “Sonorika”. In questa esecuzione mi sono ispirato alle cascatelle dei ruscelli e alla luce che vi si riflette, le corde di chitarra simulano la lucentezza del flusso dell’acqua che richiamano il filo da taglio utilizzato in cava per l’estrazione del marmo. Tutto confluisce in un elemento sonoro, creando armonia tra le diverse dimensioni che compongono l’opera. In questo habitat incontro una creatura, “un guardiano” che mi permette di ritrarre il carattere dei suoi figli, composti da oggetti di recupero trovati nei ravaneti, nei siti di cava attive o abbandonate come lo stesso marmo che scolpisco. Nel suo bosco raccolgo resti di animali, rami spezzati dal vento e muschio. Visito spazi domestici come i ruderi sparsi sui pendii apuani. Queste sensazioni evocano il colore sulla mia tavolozza, ma non per ritrarre un nostalgico passato, ma per portare a vostra conoscenza i “Figli del Cerbero”».
Scrive il critico Tiziano Toracca: «La materia che Alberti adopera e scolpisce si trova a poca distanza dalla sua dimora (l’ex-casa del custode delle cave d’Inerti), a Forno, dopo la vecchia filanda, ai piedi del Monte Contrario, salendo verso il Fondone. Nei ravaneti o lungo i canali del Frigido, l’artista sceglie il marmo apuano, lo imbraga con funi d’acciaio, lo trasporta fino al suo laboratorio. Talvolta, se necessario, chiede aiuto a qualche ruspa di passaggio, a qualche camion, a qualche amico… Fra i suoi soggetti scolpiti in marmo s’incontrano spesso bestie (cavalli, serpi, tartarughe, martore), personaggi mitologici (Narciso, il Centauro), maschere, bambini, figure “ermafrodite”… Le pieghe delicate, i frammenti delle azioni e la sintassi scultorea sono un costante riferimento alle metamorfosi che scaturiscono dall’incontro di forze primordiali. Così i profili classici dei volti assumono una fissità indefinita; e ugualmente i corpi rimangono sospesi lievemente, in attesa, pieni di grazia e al tempo stesso imperfetti, concreti, terreni».
Come detto, esiste un profondo legame fra l'arte di Alberti e la musica. Da dove nasce questo connubio? «L'amore per la musica», racconta lo scultore/pittore, «l'ho ereditato da mio padre, professore di fisarmonica. Sono ricordi che fanno parte della mia infanzia e che mi fanno riflettere su come il suono appaia statico nel tempo… La componente sonora nel mio lavoro era già presente in alcune opere realizzate intorno al 2000, come ad esempio "Chiaro di luna", tela che fa da supporto a un carrilon. Purtroppo quest'opera è l'unica testimonianza di quel periodo: le altre furono distrutte sei anni fa da un violento incendio, che vide coinvolta la mia casa nativa. Gli “Assemblaggi” esposti in “Sonorika” alludono proprio a quell'evento».
Per sottolineare la sintonia tra le opere di Alberti e la musica, nel corso della inaugurazione di “Sonorika” è prevista la performance della 18enne senese Alice Bianca Sodi che proporrà “sonate e partite per violino solo” di Johann Sebastian Bach.
Buona Musica (e non solo) a tutti!
Fausto Pirìto
|