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domenica 08 dicembre 2024

STORIE DI ORDINARIA UMANITÀ — il Blog di Nicolò Stella

Nicolò Stella

Nato in Sicilia si è trasferito a Pontedera a 26 anni e ha diretto la Stazione Carabinieri per 27 anni. Per sei anni ha svolto la funzione di pubblico ministero d’udienza presso la sezione distaccata di Pontedera del Tribunale di Pisa. Ora fa il nonno e si dedica alla lettura dei libri che non ha avuto tempo di leggere in questi anni.

​"Faciti ammuina"

di Nicolò Stella - giovedì 19 maggio 2022 ore 08:00

"Buongiorno Maresciallo."

"Buongiorno Simone, buone nuove? Ti ricordo che non ricevo notifiche, convocazioni e citazioni." "Stia tranquillo marescia', nulla di tutto questo. Abbiamo svuotato un armadio e sono usciti fuori alcuni "scheletri" che ha dimenticato di portar via. Ho messo tutto in una scatola, non appena passa la ritiri." "Grazie". rispondo io. Quante cose, oltre a quelle che hanno trovato nel fare la pulizia di quell'armadio, avrò lasciato in quelle stanze dove ho trascorso oltre trent’anni della mia vita. Quanti collaboratori da ringraziare, quelli che hanno lavorato con professionalità, quelli insoddisfatti e i ravveduti. Dopo qualche giorno ritiro il tutto e mi metto a scegliere le cose da distruggere e quelle da conservare. Ritrovo un faldone con della documentazione di un tentativo di far sorgere una cooperativa edilizia, strappo vecchie fotocopie e metto in libreria alcuni volumi, vecchie strenne natalizie. Preso dalla foga di un distruggi documenti elettrico mi fermo appena in tempo quando mi imbatto in un foglio dattiloscritto su carta riciclata risalente agli anni 2000/2004. Una circolare interna e riservata, un'allegoria, di autore ignoto, che metteva in guardia i colleghi:

“All'avviso: "sta arrivando il maresciallo", tutti coloro che stanno negli uffici della Stazione, si rechino negli uffici del radiomobile, e quelli che sono negli uffici del radiomobile, vadano subito negli uffici della Stazione; quelli che sono in cortile salgano su al primo piano, e quelli che stazionano al primo piano vadano subito giù, in cortile; tutti quelli che si trovano in centrale operativa scendano subito in sala riunione e quelli che sono in sala riunione salgano immediatamente in centrale operativa passando tutti per lo stesso corridoio, quello davanti l'ingresso. Chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là.” Variante di autore ignoto si, ma quanto basta per classificarlo di origine partenopeo, avendo riadattato l'ordine in voga nella Real Marina del Regno delle due Sicilie, ogni qualvolta vi era una ispezione dell'ammiragliato, che recitava più o meno così: «All'ordine: "Faciti Ammuina", tutti coloro che stanno a prua vadano a poppa e quelli a poppa vadano a prua; quelli a dritta vadano a sinistra e quelli a sinistra vadano a dritta; tutti quelli sottocoperta salgano sul ponte, e quelli sul ponte scendano sottocoperta, passando tutti per lo stesso boccaporto; chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là.» Molto probabilmente in tutte e due i casi si tratta di un falso storico, entrato nella legenda e poi dato per documento vero. 

"Ammuina" non deve essere intesa come "confusione". Non ha una vera e propria traduzione ma va intesa come un agitarsi per attrarre la benevola attenzione del superiore che vede tutto il personale (la ciurma) in movimento intento a un lavoro che di fatto non stavano facendo. L'accostamento, forse non voluto, da parte dell'autore del primo scritto fra la marina militare e l'Arma dei Carabinieri non è di certo casuale così come non può essere casuale che la marina militare abbia nominato una nave (fregata) la più completa sotto l'aspetto difensivo chiamandola: "Nave Carabiniere". E il motto della nave guarda caso è "Nei secoli fedele" come quello della quarta forza armata. Ho parlato di colleghi e collaboratori soddisfatti e insoddisfatti e quelli che mi hanno ringraziato solo dopo essere stati trasferiti ad altro incarico. Infine ho avuto a che fare anche con una minoranza di collaboratori, i cosiddetti affetti della sindrome rancorosa del beneficiato. Questa sindrome colpisce chi viene aiutato gratuitamente, questo meccanismo mette in moto un atteggiamento di rabbia e ostilità perché sente la persona che lo ha aiutato più valida di lui. Questo ingiustificato rancore, il più delle volte covato inconsapevolmente, pone chi ha ricevuto il "beneficio", in evidente "debito di riconoscenza". 

Non saper reggere il "debito di riconoscenza" ovvero il peso dei benefici ricevuti, fa scattare un meccanismo di ingratitudine. I meccanismi che entrano in gioco per spiegare questa ingratitudine fino a giungere a negarla (era solo un suo dovere!), sminuirla (che avrà fatto mai!), dimenticarla (ma quando? ti sbagli), o addirittura viverla come un peso del quale scaricarsi il più rapidamente possibile trasformando il soggetto come qualcuno da calunniare. E quante volte per spronare alcuni collaboratori refrattari ho dovuto recitare a memoria la regola grammaticale sugli aggettivi indefiniti che più o meno suona così: "C'era un lavoro importante da fare e ognuno era sicuro che qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma nessuno lo fece, qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di ognuno. Ognuno pensò che ciascuno potesse farlo, ma nessuno capì che ognuno l'avrebbe fatto. Ognuno incolpò qualcuno perché nessuno fece ciò che ciascuno avrebbe potuto fare.”

Nicolò Stella

Articoli dal Blog “Storie di ordinaria umanità” di Nicolò Stella