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martedì 12 novembre 2024

STORIE DI ORDINARIA UMANITÀ — il Blog di Nicolò Stella

Nicolò Stella

Nato in Sicilia si è trasferito a Pontedera a 26 anni e ha diretto la Stazione Carabinieri per 27 anni. Per sei anni ha svolto la funzione di pubblico ministero d’udienza presso la sezione distaccata di Pontedera del Tribunale di Pisa. Ora fa il nonno e si dedica alla lettura dei libri che non ha avuto tempo di leggere in questi anni.

​Piccole cose di valore non quantificabile

di Nicolò Stella - lunedì 18 ottobre 2021 ore 08:00

Piccole cose di valore non quantificabile

Al maresciallo pareva di trovarsi in una Stazione di montagna e ciò non solo per i panorami e per gli arredi in legno ma anche per la tranquillità che regnava tra il personale, tutti giovani e aitanti dentro i loro attillati pantaloni con la riga rossa. Nello stesso tempo, girando per gli uffici, avvertiva un senso di disordine tipico delle Stazioni operative, non riusciva a capacitarsene. Più quella sensazione s’impadroniva di lui, più tentava di allontanarla. 

Era sicuro, in quella Stazione non succedesse mai niente. Una denuncia di smarrimento la settimana, gli impegni cosiddetti istituzionali, la commemorazione del 4 novembre, il 25 aprile, la festa del Santo Patrono, e poi il nulla assoluto. Il maresciallo non poteva immaginare che di li a poco quella pace, a lungo cercata, anche con l’aiuto di una piccola raccomandazione da parte di un anziano colonnello, amico del responsabile dell’ufficio trasferimento della regione, sarebbe stata spezzata, dal sopraggiungere di quella giovane donna dal nome esotico. Il suo drammatico racconto fu tradotto così: “maltrattamenti in famiglia, danneggiamento, atti persecutori, lesioni personali guaribili in 10 giorni”.

La donna si mise a raccontare di una relazione sentimentale iniziata ad agosto e del primo schiaffo ricevuto a febbraio. A marzo dopo l’ennesimo litigio il compagno le aveva strappato alcuni abiti da Lui giudicati troppo sexy e distrutto i cosmetici che a suo dire utilizzava senza parsimonia. Tutte azioni, queste, perdonate anche se non comprese. Infine un ultimo episodio quel pugno sferrato al torace che le causava l’incrinazione di una costola.

La denunciante aveva appena lasciato la Stazione e subito il maresciallo fu raggiunto da una telefonata, il medico del pronto soccorso lo informava che stava prestando le prime cure a una donna che era stata picchiata dal convivente. “Ma che è successo, un’epidemia?” Schiettamente il maresciallo, si pose questa domanda, e la pose indirettamente anche al medico che all’altro capo del telefono non sembrò averne capito il senso.

Partì per l’ospedale con i moderni mezzi messi a disposizione dell’istituzione: una panda cross 4x4, semplice e veloce che richiedeva un’autista con un bassissimo punteggio in una tabella di adiposità corporea facendolo apparire non solo sovrappeso ma anche quasi impossibilitato a guidarla.

Giunto in ospedale il maresciallo venne avvicinato da un uomo che gli denunciava di essere stato aggredito dalla convivente, e che si trovava in sala di attesa per essere refertato. Così dicendo gli mostrò alcune piccole abrasioni al collo. “Cominciamo bene”, pensò il maresciallo “ecco il probabile aggressore che vuol passare per vittima”. E si ricordò di quella specie di “mantra” che un vecchio maresciallo declamava durante il corso d’istruzione: “Per esserci una vittima c’è necessariamente bisogno di un carnefice. Ma attenzione alle false vittime e ai supposti carnefici”.

Entrò nell’astanteria dove era stata costituita una estemporanea zona protetta un tempo chiamata “sala rosa” ed oggi denominata “sala rossa”. Finito il colloquio e l’esame dello stato fisico della donna il maresciallo tradusse il racconto con parole vagamente giuridiche: “lesioni personali, danneggiamento e minacce.”

Ritornato in caserma, sicuro di potersi finalmente riposare e occupare il tempo a rilevare le misure del suo nuovo alloggio di servizio, percepì la presenza di una giovane coppia nell’ufficio del comandante. “Cosa succede?” domandò con aria incuriosita e allarmata. “Nulla marescià.” Quell’intercalare, quell’iniziare la frase con quel pronome indefinitivo, non ti lasciava speranza. Sicuramente vi era da fronteggiare una nuova situazione, poteva anche essere una questione semplice ma era come uscire per mare, si poteva partire con la bonaccia e si era costretti e rientrare per una tempesta.

La ragazza si mise disordinatamente a raccontare che i genitori vivevano in una conflittualità continua, e per tale motivo dormivano in camere separate. Il padre, per lavoro rimaneva fuori casa rientrando solo il fine settimana. La carenza di affetto di cui necessitava, l’aveva portava ad avvicinarsi al padre e per questo a dormire nel suo stesso letto. 

Dopo poco tempo il genitore fraintese l’avvicinamento tanto che durante la notte più volte la ragazza avvertì il peso del padre addosso. Non appena sveglia l’uomo simulava indifferenza e naturalezza girandosi e mettendosi a dormire dall’altro lato del letto. La ragazza sosteneva di avere poi assecondato le voglie del padre non solo per il suo bisogno di affetto ma anche perché temeva una reazione aggressiva. Al termine di ogni effusione il genitore si raccomandava di non parlarne con nessuno e che quello era e doveva rimanere un loro segreto. Proseguendo nella conversazione emergeva sempre di più la figura paterna, agli occhi della ragazza, potente e dominante.

Solo la nuova affettività con un ragazzo della sua età le aveva permesso di aprirsi e raccontare il dramma che si portava dietro da anni.

Alla fine il maresciallo decrittava il racconto: Atti sessuali con la figlia minore abusando della condizione di inferiorità psichica della persona offesa e della sua qualità di genitore”.

Non male, come primo giorno di lavoro nella nuova e tranquilla sede di servizio.

Piccole cose di valore non quantificabile 

Anno:1999 Genere:corto/mediometraggio (colore) Regia:Paolo Genovese, Luca Miniero Cast:Gianni Ferreri, Fabrizia Sacchi

Nicolò Stella

Piccole cose di valore non quantificabile - Cortometraggio 1999 di Paolo Genovese e Luca Miniero

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