Elezioni
di Libero Venturi - domenica 02 febbraio 2020 ore 07:30
Le recenti tornate elettorali hanno decretato la vittoria del centrosinistra in Emilia Romagna e la sua sconfitta in Calabria. L’Emilia Romagna era decisiva. Una vittoria della destra avrebbe segnato probabilmente il declino definitivo del PD e del centrosinistra. Forse lo stesso Governo Conte, dopo il bis, sarebbe uscito di scena. E invece Stefano Bonaccini, bella testa calva, occhialoni un po’ fuori moda e barbozzo da hipster, presidente uscente, PD, candidato della coalizione di centrosinistra è uscito riconfermato. Ha retto, sconfiggendo la candidata di destra Lucia Borgonzoni. Stalingrado non è caduta e per Salvini è stata la prima sconfitta, ha titolato la Repubblica. A parte il fatto che non è del tutto esatto: la prima sconfitta per Salvini & C. è stata Pontedera, specie dopo le vittorie della destra nelle città perdute di Cascina e di Pisa. Ma lasciamo stare.
Eppure Salvini aveva baciato la coppa, intesa come salame, citofonato alle famiglie di origine straniera per informarsi sulla loro propensione allo spaccio e reclamizzare il voto della Lega. Si era eretto a difensore delle madri di Bibbiano, che i comunisti i bambini forse non li mangiano, però li affidano. Addirittura nel giorno della tragica scomparsa di Kobe Bryant e della figlia, il cestista peraltro legato a Reggio Emilia, sono state inviate condoglianze con l’hashtag elettorale della Borgonzoni. Squallore, tecnico e non solo, di cui si sono ovviamente scusati.
E all’indomani delle elezioni, nel giorno della memoria, ce la ricordiamo quella scritta “juden hier”, qui abita un ebreo, con la stella a sei punte, sulla porta della casa di Mondovì, dove alloggia il figlio di Lidia Beccaria Rolfi, staffetta partigiana, deportata nel lager di Ravensbrück. Tra l’altro non ebrea. Ma infatti nei campi di sterminio, accanto agli ebrei, c’erano rom, omosessuali, comunisti, dissidenti. E partigiani, come il nostro indimenticabile concittadino Italo Geloni. E in un volantino razzista, a Torrebelvicino, in provincia di Vicenza, davanti alla sede del PD, non lontana da quelle di Anpi e Arci, hanno scritto in grafia gotica: "27 gennaio giornata della memoria ricordiamoci di riaprire i forni: ebrei, rom, sinti, froci, negri, comunisti ingresso libero". Sotto una svastica e la sigla "SS VI", che sta per la milizia speciale tedesca di Verona. E tutti noi ci sentiamo ebrei, rom, sinti, negri, omosessuali, comunisti, dissidenti, partigiani, anche senza esserlo, pur non avendo provato quel dolore e subito quell’orrore. Perché un orrore lo proviamo: quello di vedere sdoganati di nuovo pensieri e comportamenti fascisti e nazisti che istigano alla xenofobia e all’odio razziale. Anche quando non sono messi in atto, ma semplicemente sottovalutati e tramandati, consapevolmente o meno, dall’adesione a partiti o movimenti con quella provenienza e deriva. Tanti in Italia non vogliono sentirsi definire xenofobi e razzisti: magari lo sono, però capiscono che è un’offesa. Invece se li chiami neofascisti ci fanno meno caso. Salvo limitarsi ad affermare sbrigativamente che ormai il fascismo appartiene al passato e magari replicare: e allora i comunisti?
Comunque Salvini ha perso. E con lui l’arrembante Meloni e il declinante Berlusconi. Partiron per sonare e furono sonati. Certo, oggi niente è dato per scontato, tutto è contenibile, l’elettorato è volatile e volubile, ma la spallata non è riuscita. La richiesta di elezioni anticipate non ha più forza e senso politico. Purché il Governo tenga, nonostante la nebulizzazione della galassia dei Cinque Stelle: del resto questo è l’esito di populismi e movimenti, se pretendono di restare tali. La sinistra ha governato una regione come l’Emilia Romagna garantendo benessere e welfare. Ciò che non è stato indenne dall’insorgenza di problemi di lavoro e sottoccupazione, di incertezze che minacciano il futuro dei giovani. Ma qui si tiene e da qui si riparte, riparte il Partito Democratico, per migliorare e non arretrare. Non per conservare. Le Sardine nelle piazze questo hanno manifestato, contestando da sinistra. Finalmente, qualcuno ha detto qualcosa di sinistra, per dirla con Nanni Moretti. Anch’io, pessimista incorreggibile, temevo l’effetto “maggioranza silenziosa”, come quando il PCI riempiva le piazze e la DC le urne. Questo non è avvenuto. O forse siamo diventati noi di centrosinistra, tanta gente, fin troppo silenziosa. Comunque per la prima volta, dopo molto tempo, la partecipazione più numerosa al voto è andata verso sinistra.
Con tutto ciò, la sconfitta secca in Calabria non va taciuta, né sottovalutata. Come se la Questione Meridionale non ci riguardasse più. Sono calabresi, un doppio mandato per tradizione non tocca mai... Di fatto l’esperienza del presidente uscente Mario Oliverio, del PD, origine PCI, DS, è risultata negativa, oltretutto indebolita dalle divisioni interne del gruppo dirigente e dall’isolamento dello stesso presidente, raggiunto da accertamenti giudiziari. Ha vinto il centrodestra con Jole Santelli, avvocato -dallo studio di Tina Lagostena Bassi a quello di Cesare Previti- deputato e politica di lungo corso, deriva socialista e approdo berlusconiano. Di origine calabresi, abita ed esercita a Roma. Pippo Gallipo, il coraggioso imprenditore calabrese del tonno, in lotta contro mafie e ‘ndranghete, candidato tardivamente dalle forze di centrosinistra, è stato nettamente sconfitto. Una persona per bene. Forse se avesse trattato anche Sardine, sarebbe andata meglio.
Non bisogna sottovalutare tutto questo, tantomeno assumere sicumere trionfaliste, in vista delle prossime elezioni regionali. Prima fra tutte la “nostra” Toscana. Lo sentiamo questo impegno di toscani democratici? Buona domenica e buona fortuna.
Pontedera, 2 Febbraio 2020
Libero Venturi