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giovedì 14 novembre 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

​Matematica

di Libero Venturi - domenica 25 novembre 2018 ore 08:57

Nella lezione tenuta lo scorso Giovedì agli studenti nella Galleria della Coop della Stazione di Pontedera, il professore della Scuola Normale, Luigi Ambrosio, invitato dal Circolo di Piazza Stazione, ha parlato del «trasporto ottimo di massa», lo studio con cui il suo allievo, Alessio Figalli, ha ottenuto la Medaglia Fields 2018, l’equivalente del Nobel della Matematica. Figalli nella sua ricerca, tra le altre cose che ho finto di capire, ha applicato tale teoria alle trasformazioni della forma delle cose. Le nuvole ad esempio, immaginando la loro mutazione attraverso il percorso ottimo di infiniti punti che, spostandosi, creano altre forme.

Bisogna invitarlo a Pontedera, in Via Manzoni, davanti alla vecchia sede dell’Ipsia, dove ci sono dei bellissimi pini con grandi chiome che, per il maltempo causato dalle mutazioni climatiche, attendono di cadere su macchine e passanti, secondo un calcolo delle probabilità che probabilmente chiama in causa il «teorema dei valori estremi», fra cui rientra a pieno titolo la sfiga, e intanto ospitano migliaia e migliaia di uccelli. Sono stormi di storni. Ci si siede, insieme ai pensionati cazzofacenti, sulle vecchie panchine del dopoguerra che nessun Sindaco ha mai voluto cambiare per un fatto di economia, di affezione e di memoria, ci penseranno semmai i nuovi barbari, ma anche no, e si osservano gli uccelli in volo. Lo stormo si muove nel cielo ora concentrandosi, ora diradandosi, ora dividendosi, ora riunendosi, creando figure geometriche variabili di cui ogni uccelletto rappresenta ai nostri caduchi occhi un punto in movimento. Come le acciughe che in mare fanno il pallone, cantate da De André. Ecco un’applicazione, una dimostrazione visiva della teoria di Figalli. A cosa può servire, a noi pensionati non è dato sapere, sicuramente ad ammazzare il tempo prima che lui ammazzi noi e comunque i voli sono bellissimi da osservare. Poesia in movimento. E poi le vie della matematica, non meno di quelle del cielo che percorrono gli uccelli, sono infinite. Ricordiamoci che spesso le invenzioni sembra che non abbiano un’applicazione immediata e utile nemmeno per i loro stessi inventori. Per esempio i fratelli Lumière pensavano che il Cinema fosse «un’invenzione senza futuro». Oppure delle scoperte scientifiche si può avere solo una vaga idea. Il fisico e chimico britannico Michael Faraday a William Gladstone, ministro delle Finanze, cancelliere dello Scacchiere della regina Vittoria, che gli chiedeva a cosa servissero i suoi studi sull’elettricità, rispose: «Al momento non saprei, sir, ma è assai probabile che in futuro ci potrete applicare una tassa!».

Certo come i pensionati, anche gli uccelli, più graziosi, hanno limiti, quanto alla matematica e sue applicazioni, e studiarne il volo a loro sicuramente non servirà. È già tanto se continuano a volteggiare leggiadri allietandoci e frastornandoci con il loro incessante cinguettio e magari pappandosi un po’ di zanzare tigre che quelle sì, quantunque piccoli esseri del creato, rompono parecchio i coglioni. Le zanzare esistono solo per creare fastidio, portare malanni e, soprattutto, come cibo degli uccelli. Ma il Creatore o l’evoluzione della specie, non stiamo qui a sottilizzare, che ha reso erbivori molti giganteschi dinosauri, non poteva far sì che anche i minuti volatili piumati fossero vegetariani, si nutrissero di erba e di pesci? Così non sarebbero occorse le zanzare e, del resto, chi ne sentiva il bisogno? Ma non divaghiamo. Tornando agli uccelli, noi potremmo imparare da essi, interpretandone il volo, più e meglio degli antichi. Per esempio Massimiliano Fuksas, l’archistar che progetta architetture non squadrate, ma volumi che somigliano alle nuvole da cui trae ispirazione, potrebbe applicare le teorie di Figalli sul trasporto ottimo di massa, per determinare con sicurezza i punti di trasformazione e di appoggio delle sue strutture. Questa consulenza è gratuita in tutti i sensi e potete anche farla circolare. Chissà che non piaccia al professor Ambrosio o allo stesso Figalli.

Un’altra riflessione da fare è sugli errori matematici. Giovedì ne abbiamo commesso uno, non trascurabile. Abbiamo ragionato per una sera sulla posizione ottimale della conferenza di Ambrosio che nemmeno per il tavolo di pace per il Vietnam ci pensarono tanto. Neanche per le precedenti proposte di pace di La Pira che furono semplicemente fatte fallire. Alla fine la disposizione che abbiamo adottato con professore, lavagna e schermo in mezzo alla Galleria, ha messo in vista sì il professore, ma non le sue slide, a causa della luce del lucernario. Che se si chiama così c’è anche il suo perché, quanto ad effetto illuminante. Insomma non si vedeva una mazza. Abbiamo trascurato una variabile non da poco: la luce solare. E siccome la natura è bizzarra, capricciosa direi, tutta la mattina il cielo è stato grigio e coperto, ma sull’ora meridiana, quando si svolgeva la conferenza, è spuntato un solicchio solerte a rischiarare il tutto, slide comprese. Così possiamo dire di avere fatto un errore ragionato. C’era chi l’aveva detto e ciò varrà come recriminazione nel presente, come proponimento nel futuro, ma ormai è cosa del tutto trascurabile per il passato.

Tra l’altro dobbiamo colpevolmente confessare di essercene accorti, così che avremmo potuto anche cambiare in tutta fretta la disposizione. Tempo c’era. Bastava spostare la lavagna mobile che è mobile in quanto su ruote e le ruote fin dal momento della loro invenzione sono state fatte per girare, come molte altre cose. E poi trasportare lo schermo portatile, portatile nel senso che può essere portato dove uno vuole, e pure il video proiettore in fondo al corridoio della Galleria, nella parte meno esposta alla luce, dove la proiezione sarebbe risultata migliore. Cavo elettrico ne avevamo a sufficienza. A quel punto sarebbe bastato girare le sedie intanto che gli studenti stavano consumando il buffet. Una rivoluzione copernicana. Ma non l’abbiamo fatto. Perché? Perché l’uomo non è istintivamente portato al cambiamento, bensì alla conservazione e perde di flessibilità, si irrigidisce nelle sue convinzioni, tende a permanere nel suo stato iniziale. Esiste cioè un’inerzia esistenziale che forse potrebbe essere anche matematicamente calcolata. Infatti, se chiamiamo l’inerzia «i», la flessibilità «f», la conservazione «c» e la rivoluzione «r», avremo che «i» sta a «f» come «c» sta a «r» (i : f = c : r). Una formula matematica, riassuntiva ed elegante per dire che più l’inerzia prevale sulla flessibilità, più la conservazione impedisce la rivoluzione. È un teorema che andrà perfezionato, magari non varrà una nuova medaglia Fields, ma rende l’idea. Si tratta comunque di un’equazione a quattro incognite che col cazzo si sa calcolare. Per questo non abbiamo cambiato. Poi nel corso della storia ci sono dei momenti dettati dal bisogno, dalla curiosità, dalla bramosia di sapere o dalla scienza, a volte anche dal caso, ad esempio se ti casca una mela sulla testa o vicino, mentre sei sotto un melo, senza casco, a pensare alla forza di gravità, e l’uomo cambia, procede, migliora il suo stato. O comunque crede di farlo, poi non si sa.

Per il resto tutto bene, i ragazzi sono stati attenti: a volte le cose non facilmente comprensibili hanno il fascino del non banale, del non ovvio. Che per delle giovani menti è ciò che occorre. Come il lume nell’olio. I soci della Coop sono stati ammirevoli nella preparazione del buffet per gli studenti: sono riusciti nella miracolosa moltiplicazione delle baguette e degli affettati, badando al risparmio ed evitando lo spreco. Il Comune e l’Unione Valdera hanno fornito un valido supporto tecnico. Il Circolo di Piazza Stazione, a cui partecipo in forma anonima e volontaria, è sorto per dimostrare che la zona della stazione ferroviaria di Pontedera, con i nuovi cittadini e operatori residenti e con tutte le agenzie sociali insediate, può offrire valide occasioni di confronto. Del resto una stazione è definita come «un punto di scambio di passeggeri e di merci in un sistema di trasporto a rete». Può indicare un modo di stare e divenire: passaggio e sosta, transito e dimora, partenza e arrivo. Le stazioni mettono in comunicazione uomini e donne, anziani e giovani, città e paesi del mondo, sono un luogo di incontro e di socialità. La stazione ferroviaria ha a che fare con i trasporti, speriamo anche con quelli ottimi di massa, intanto con quelli pubblici. Il Circolo di Piazza Stazione questo percorso cerca di impostare: quello di fare della piazza un movimento e un centro di attività culturali, associative e promozionali, dove si incontrano solidarietà e sicurezza. Che poi cultura e solidarietà sono un modo ottimo di coniugare la sicurezza. Insomma, mi tocca dirgli che sono bravi. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 25 Novembre 2018

Libero Venturi

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