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venerdì 06 dicembre 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

Il tanghero odioso

di Maria Caruso - giovedì 13 dicembre 2018 ore 18:35

Foto di: http://icantango.blogspot.com/2013/01/tanguero-tanguera.html

Due cose sono infinite: il tango e la stupidità di alcuni personaggi che gravitano nel mondo tanguero. Del resto se Adamo fosse stato tanguero avrebbe avuto il primato della stupidità, per aver perso il paradiso dopo aver accettato di ballare una tanda con Eva che peraltro nemmeno sapeva ballare. Per non offendere nessuno, qualora qualcuno si identificasse nel personaggio, vorrei chiarire che stupido è colui che può pure essere intelligente ma ha comportamenti tali da essere considerato appunto stupido.

Venendo al personaggio di cui voglio raccontare fa di mestiere l’insegnante di tango. Lo chiameremo con un nome di fantasia, Giuseppe Levi e per ovvie ragioni non descriverò il suo aspetto fisico anche se di persone come lui ce ne sono di tutte le taglie e altezze. E’ un maestro che sa ballare e insegnare (so che anche quello che non è il nostro Levi, penserà di essere il protagonista del racconto !) ma soprattutto ama criticare le persone che lo circondano, siano essi tangueri, colleghi, organizzatori, ecc. E’ famoso per i suoi scoppi di ira e considera stupido chiunque non condivida le sue passioni e suoi gusti di tango. Crede in sostanza di essere l’unico ad avere il Verbo!.

Possiede scuole sparse un po’ ovunque dedicandosi appieno a questo lavoro e si vanta di avere tantissimi allievi. Disdegna le milongas locali poiché non sono in grado di soddisfare le sue preferenze e dimentica purtroppo che non dovrebbe sputare nel piatto dove mangia. Approfitta dei post altrui di Facebook per farsi pubblicità e si lascia andare ad infinite disquisizione sui vari modi di ballare il tango. Le modalità sono quelle dell’antipatico che sa di esserlo ma che se ne frega altamente. Fa parrocchia a sé e non socializza né con gli allievi, né tanto meno con le altre scuole che ovviamente vede solo dal suo piedistallo. Ciò che fa o che organizza lui non ha termini di paragone poiché il meglio è sempre e solo il suo. Qualche collega si perde in discussioni senza alcun senso poiché il Giuseppe Levi tanguero non cambierà mai idea; nemmeno se venisse il nostro grande filosofo Salvatore Natoli a dimostrare il contrario delle sue verità.

L’eccessiva convinzione è sempre a scapito del buon senso. Lui balla, organizza serate ed eventi, insegna ma secondo me non gli è consentito non avere buon senso o meglio avere la capacità naturale di giudicare correttamente le situazioni, soprattutto dal punto di vista pratico. Tale capacità dovrebbe essere innata o comunque istintiva ma ahimè alle volte è immediato rilevare che quelli com Levi sembrano dei bambini/adolescenti che come è risaputo, hanno meno buon senso rispetto agli adulti.

Forse il nostro soggetto è proprio sprovvisto di quel buon senso congenito che in parte tutti abbiamo . Sarebbe possibile secondo me farglielo acquisire se si spronasse a fare autocritica ma ahimè è pieno di sé e questo lo limita. Non crediate che Giuseppe Levi il tanguero sia un ignorante e che pertanto non abbia buon senso perché non è affatto così! Un minimo di capacità logiche le ha acquisite quando ad esempio ha compreso di travisare la realtà con la semplice elaborazione numerica, a fine serata, costatando che la cassa è vuota e va in rimessa. Poveretto, sotto sotto alla fine cerca sempre le rassicurazioni degli altri perché probabilmente da piccolo non ha ricevute a sufficienza. Altra caratteristica di Giuseppe Levi è che spesso assume la veste di guida, “ammaestrando” un malcapitato sia nell’insegnare ampiamente e completamente il suo tango, sia nel come deve comportarsi una persona per poter stare con lui.

Quindi è come se stesse con delle Galatea, statue che animate dalla compassione di dea Afrodite, venivano modellate e migliorate, favorendone al contempo le naturali inclinazioni. Tradotto in italiano, vuol dire che le persone avrebbero comunque imparato, anche senza la necessità di un proprio Pigmalione. Ben venga dunque l’effetto Pigmalione nel nostro carismatico personaggio per migliorare alla fin fine le capacità delle varie Galatea anche se esiste il rischio di essere scaricati o di scaricare quando la Galatea di turno si ritiene arrivata oppure volge lo sguardo a qualche altro Maestro Pigmalione.

Fin qui pertanto potremmo anche sopportare i vari Giuseppe Levi del nostro ambiente tanguero ma il problema vero però consiste nel fatto che spesso questi “maestri” non rispettano i dieci comandamenti del comportamento etico tanguero:

  1. Essere presente nelle milongas con il proprio gruppo di allievi.
  2. Essere trasparente e leale con i propri allievi.
  3. Fare squadra, teamwork, con tutti e non insegnare da solo
  4. Non vivere di apparenza
  5. Non avere un atteggiamento negativo e non guardare tutti cercandone i difetti piuttosto che i pregi
  6. Non pensare solo al guadagno
  7. Avere capacità organizzative non solo per le proprie iniziative
  8. Parlare con gli allievi delle altre scuole senza cercare di portare acqua al proprio mulino
  9. Cooperare con le altre associazioni per il bene della comunità tanguera e non pensare solo a se stesso
  10. Avere rispetto per gli altri, non considerarli tutti inferiori o nel torto.

A questo punto vi chiedo: “Quanti Giuseppe Levi tanguero conoscete?”.

Buone tande a tutti !

Maria Caruso

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