Lettura e biblioteche: come evitare lo strapiombo
di Roberto Cerri - domenica 07 dicembre 2014 ore 19:17
La curva della lettura in Italia assomiglia alle montagne russe.
I bambini delle scuole elementari leggono molto (si sale), alle medie inferiori un po' meno (si scende un po'), poi, patatrac, si arriva alle superiori ed è lo strapiombo.
Una botta per terra che fa male ad un sacco di gente: ai bibliotecari (che sono passionali e soffrono per i lettori “che abbandonano i libri”), ai librai (che sulla vendita dei libri vorrebbero campare), alle case editrici (che se la gente leggesse di più creerebbero nuovi posti di lavoro ed invece sono costretti a licenziare come hanno appena annunciato i piccoli e medi editori al salone del libro di Roma). E invece niente. Nisba.
A quattordici anni la curva della lettura in Italia, senza alcun preavviso, ...precipita. Poi si riprende, ma bisogna arrivare in zona età per andare all'Università per vederla risalire. Lentamente. Poi riprecipita di nuovo dopo gli anni della laurea. O almeno questo accade in Toscana e nel Pisano, perchè questo è ciò che notiamo nelle nostre biblioteche di provincia.
C'è una spiegazione? Oh, ce ne sono molte. Ma tra le molte una è particolarmente grave e riguarda le biblioteche scolastiche delle scuole superiori o per meglio dire la loro assenza ed inefficacia.
Fino a pochi anni fa quando in un ente locale un dipendente aveva “qualche problema” dove lo “spedivano”? In biblioteca. Questo, insieme ad altre ragioni, naturalmente impediva alle biblioteche di trasformarsi in servizi qualificati. Ma ad un popolo di scarsi lettori che votava (e vota) politici a loro volta scarsi lettori la cosa in fondo non interessava.
L'idea che le buone biblioteche siano uno strumento per la crescita sociale e per lo sviluppo del paese albergava (e alberga) solo nella mente di pochi elettori. Stessa zuppa con le biblioteche scolastiche. Anche qui venivano di solito confinati tutti quelli che non reggevano il peso dell'insegnamento o avevano “problemi”. Il risultato era che questi “bibliotecari” sbarravano la porta della biblioteca scolastica e facevano di tutto per impedirne l'accesso agli studenti e spesso anche ai professori. Così gli studenti, già poco propensi ad avventurarsi tra i libri che non fossero quelli “obbligatori”, si scordavano la biblioteca e precipitavano già al primo anno delle superiori nella schiera degli scarsi lettori, ignorando quale ricchezza si celasse oltre la porta della biblioteca.
Oggi le cose sono peggiorate. La scuola è all'osso. Non può più distaccare nemmeno i “problematici” in biblioteca. Quindi le biblioteche scolastiche (a parte poche lodevoli eccezioni) sono morte. E la loro morte contribuisce a fare della curva di lettura quello strapiombo di cui dicevo all'inizio. Così anche se nelle scuole superiori arrivano buoni lettori, un ragazzo o una ragazzina che, grazie alla promozione delle lettura organizzata dalle biblioteche comunali, leggeva 6/7 libri all'anno, si sdubbia. Non trova stimoli a continuare la lettura. Tutto sbaraccato. Le biblioteche comunali dialogano poco e male con le scuole superiori. Perciò fine della promozione. Fine degli insegnanti che vanno a cercare i bibliotecari che li aggiornano su ciò che piace ai ragazzi.
Risultato? Scontato.
Complici anche le turbolenze ormonali, l'invasione dei microcorpi comunicanti (cellulari, smartphone, ipad, tablet, internet, ecc.) e quella dose normale di rincitrullimento che colpisce tutti coll'avanzare del tempo, i giovani smettono di leggere, i buoni lettori si trasformano in lettori mediocri, quelli normali in scarsi lettori e gli scarsi lettori in non-leggenti. Resta qualche eccellenza, ma è poca roba e di solito viene sbeffeggiata dalle masse di non-leggenti.
Domanda. C'è il modo di evitare lo strapiombo di lettori tra i 14 e i 18 anni? Intanto bisognerebbe tenere vive, aperte e vegete le biblioteche scolastiche. Un solo bibliotecario bravo e motivato può fare miracoli. Un esempio: in un liceo con 500 studenti si potrebbero leggere 4000 libri in un anno scolastico (un libro extrascolastico al mese). Ad un ITI con gli stessi studenti forse 2000, ma sarebbe sempre meglio delle poche centinaia attuali (quando ci si arriva). Certo per far leggere serve la presenza di un bibliotecario che sappia fare il suo mestiere e che sia pagato per farlo. Ma la verità è che la scuola superiore italiana non ha i soldi e soprattutto il “cervello” per ingaggiare 2000 forse 3000 bravi bibliotecari sull'intero territorio nazionale. Eppure questi 3000 bibliotecari incrementerebbero la lettura di almeno 10 milioni di volumi in un anno (e forse incrementerebbero perfino il commercio dei libri).
E non sono dati sparati a caso, ma proiezioni credibili.
Si basano sull'esperienza della Rete Bibliotecaria della Provincia di Pisa che sta investendo piccole somme per inviare “giovani bibliotecari” a riconquistare quegli avamposti della lettura in terra indiana che sono le biblioteche scolastiche. E qualche timido risultato si comincia a vedere. Intanto nelle scuole elementari e medie. Ma piano piano si vedranno anche nella secondaria superiore dove sembra di essere in una trincea e il terreno della lettura va riguadagnato palmo a palmo, insegnante per insegnante, preside per preside, ragazzo per ragazzo. L'importante però è non demordere e pensare che ogni giovane recuperato (o non perso) alla lettura va ad incrementare quel capitale sociale che è risorsa indispensabile per tirarci fuori da questa crisi.
Poi dice che i bibliotecari non servono.
Roberto Cerri