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sabato 09 novembre 2024

LEGGERE — il Blog di Roberto Cerri

Roberto Cerri

ROBERTO CERRI - Spunti ed opinioni del Direttore della Biblioteca Gronchi di Pontedera su libri, lettura, biblioteche, educazione permanente e su come tutte queste cose costituiscano una faccia importante dello sviluppo delle comunità.

​Le cose che ho imparato a leggere in classe

di Roberto Cerri - martedì 04 novembre 2014 ore 16:32

In occasione delle tre giornate nazionali della lettura promosse dal MIUR sono stato invitato in un liceo a leggere qualche pagina del libro della mia vita. Ero insieme ad altri due lettori, anzi due lettrici, due formidabili libraie che hanno fatto dei libri la loro ragione di vita. In trent'anni di onorata professione era la prima volta che partecipavo ad una cosa del genere e devo confessare che ero un po' emozionato. 

Per due buone ragioni: non so leggere bene a voce alta e ... in pubblico un po' mi emoziono. O allora! Avrei dovuto rinunciare, lo so. Ma l'occasione di raccontare a ragazzi di diciassette anni due o tre cose su un libro a cui tengo particolarmente, era troppo ghiotta per lasciarmela sfuggire. Così, baldanzoso, sono andato avanti. E devo dire che, almeno io, non me ne sono affatto pentito. 

Loro, i ragazzi e l'insegnante, non lo so. 

Come lettore una grande figura non l'ho fatta. La sufficienza non me la sarei data. Ho incespicato più volte e un brano l'ho riassunto a memoria. Invece una delle sgamatissime libraie ha letto una pagina con una bravura tale che ha fatto piangere almeno tre ragazze e un paio di giovanotti particolarmente sensibili. 

Io però puntavo sulle Memorie di Adriano della Yourcenar e quindi (oggettivamente?) andavo sul difficile. A mo' di premessa avevo anche sostenuto che tra i libri della mia vita c'erano PinocchioI promessi sposi, e Maledetti Toscani, ma senza dimenticare La Bibbia, Il Corano e altri testi filosofico­sapienziali. 

Insomma mi ero scavato la fossa da solo.

Detto questo, le cose più importanti sono quelle che ho appreso a scuola. Perchè sono convinto che alla fine è più quello che ho imparato che quello che ho dato.

Primo insegnamento: anche in un liceo e perfino in una scuola media un bravo insegnante può organizzare un circolo di lettura e fare appassionare i propri allievi alla frequentazione intensiva di libri extrascolastici. Ne deriva che una scuola con insegnanti motivati può essere un formidabile
strumento per incoraggiare e promuovere la lettura. E' una cosa che fa bene al cuore.
Il secondo: i ragazzi leggono solo quello che gli piace. Aggiungo io: come è giusto che sia. Non ce n'era infatti uno tra i presenti che non avesse letto almeno un tomo della saga di Harry Potter o che non conoscesse qualcuno dei volumi sui vampiri (Twilight e dintorni). C'era perfino qualcuno che i volumi del maghetto li aveva divorati tutti (e naturalmente aveva visto anche tutti i film). Ok, ok, è narrativa leggera. Ma sempre meno leggera delle baggianate che quotidianamente ci ammanniscono i social network e tanta, troppa TV. 

Quindi grazie signora Rowling per aver inventato il giovane Potter. Grazie per i vampiri, se questo servirà a contrastare l'epidemia di dislettura che falcidia i giovani appena approdati alle scuole superiori.

Terza cosa: i ragazzi facevano domande intelligenti sul rapporto tra libri e professioni della lettura e la cosa non mi ha affatto meravigliato.
La quarta: bibliotecari e librai, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, più che l'elogio del libro hanno parlato dei lettori. Tutti abbiamo sostenuto che i libri sono strumenti e che la nostra attenzione e la nostra curiosità vanno soprattutto ai lettori. Perché senza capire i lettori alla fine
non si vendono libri, senza comprendere i loro bisogni le biblioteche si svuotano, senza sostenere la lettura una nazione si impoverisce. 

Su questo eravamo tutti d'accordo.
Insomma alle 8 di mattina mi sono trovato, come bibliotecario, insieme a due bravissime libraie, in un liceo di Pontedera a parlare di libri. Davanti a noi, anzi in cerchio con noi, lettori intelligenti e che non sbadigliavano. C'era solo un vago riferimento alla programmazione scolastica, si
ragionava di libri e lettori, e tutto questo sembrava, anzi era la cosa più normale del mondo. 

E, lo giuro, ho i testimoni, è andata esattamente così. Poi dice che ragazzi non leggono, che non ascoltano... e che non gliene importa niente dei libri.

Roberto Cerri

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