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martedì 19 marzo 2024

TURBATIVE — il Blog di Franco Bonciani

Franco Bonciani

Franco Bonciani, fiorentino, tecnico, docente e dirigente sportivo, gestore di impianti natatori. Con uno sguardo attento e scanzonato su quello che gli succede attorno

Tina Anselmi, come si cambia

di Franco Bonciani - mercoledì 02 novembre 2016 ore 14:30

Tina Anselmi

Tina Anselmi è stata una democristiana, quindi sicuramente mi è stata sulle palle. Come Aldo Moro o Fanfani e tutti gli altri, senza distinzioni particolari a quei tempi, quaranta e passa anni fa.

Provengo da una famiglia di comunisti: comunisti i nonni, comunisti i miei genitori, comunista io. Ricordo che in casa nostra essere comunisti voleva dire parecchie cose: alcune, a distanza di anni, le porto ancora dentro, su qualcuna ci sorrido, su altre scuoto il capo sconsolato.

Quelli lì come l’Anselmi e compagnia bella per noi rappresentavano il potere, la protervia, il ricco cattivo, i preti e il Vaticano. A noi che avevamo cacciato i fascisti e i nazisti, grazie alla Resistenza ed ai partigiani, quella gentaglia aveva impedito di guidare l’Italia verso la Rivoluzione di Ottobre al sud delle Alpi. Ci avevano scippato la vittoria. E ci stavano parecchio sulle palle anche gli amerikani, che pure qualcosina avevano fatto per restituirci un’Italia libera dal duce e da Hitler. Erano cattivi, i democristiani e gli americani, loro che avevano tutto.

Noi eravamo parecchio tifosi del comunismo, gli altri erano nemici, senza se e senza ma. E’ indispensabile precisare che c’erano i comunisti, i comunisti comunisti, i comunisti di sinistra sinistra, e settemiladuecento sfumature di rosso. Spesso accadeva che ragionando da tifosi ci si ritrovasse ad odiare di più il comunista diverso da noi piuttosto che un Cossiga o un Nixon qualunque. Misteri rossi.

Molti erano comunisti perché non avevano nulla e pensavano che fosse colpa del ricco. Magari era vero, forse non sempre. In tanti, quando hanno iniziato ad avere qualcosa da perdere, sono diventati ultrà dell’anticomunismo. E a questo proposito mi viene in mente una storiella su come qualcuno faceva il comunista.

Un tipo chiede di essere ammesso nel PCI, e prima di dargli la tessera il segretario di sezione, assieme ai componenti del direttivo, gli fa un esame per vedere se ha effettivamente i requisiti richiesti.

“Aspirante compagno, dicci un po’: se tu avessi due case, cosa ne faresti?”

“Compagno segretario, ne terrei una per me e ne darei una al partito”

“Bravo! Ed allora, se tu avessi due auto, cosa faresti?”

“Una per me ed una per il PCI!”

“Bene! E se, invece, tu avessi due biciclette, come ti comporteresti?”

“No, quelle no, quelle ce le ho davvero, 'un rompere i coglioni!”

Quel modo di essere comunista era facile e rassicurante, non c’erano colpe nostre, erano tutte degli altri. Si prendevano in giro i cattolici, il loro andare in chiesa, il credere in un Dio che non s’era mai visto, bacchettoni e basta. Senza pensare che spesso i cattolici si risolvevano la loro necessità di fede nella religione mentre nella vita di tutti i giorni erano mille volte più pragmatici di quelli che, invece che in Dio e nel Papa, credevano nel Segretario e nel quotidiano di partito. E che di senso pratico ne avevano, spesso, poco. E che avevano la tendenza a cercare sempre un qualcosa di diverso e di migliore, teorico e sfuggente, pur di non confrontarsi con il reale, inseguendo l’utopia della perfezione ad ogni costo. 

I democristiani governavano, i comunisti si accontentavano degli scampoli a livello locale, con una gestione del potere di nicchia nell’orticello blindato. Non sempre così perfetto e immacolato.

Certo, non erano tutti così, a distanza di più di quarant’anni certi valori restano, soprattutto quelli legati all’idea di un mondo in cui si è solidali, ci si aiuta l’un l’altro, dove vale il principio di non fare all’altro quello che non vorresti che l’altro facesse a te. Valori comuni a gran parte del mondo cattolico.

Ragionare, fare distinzioni, saper discernere e non gettare il bambino con l’acqua sporca, pensare che certi valori li puoi condividere anche con uno di destra, se il fine è quello di costruire qualcosa di utile per tutti, sono tutte cose faticose. Fare il tifoso è più facile e liberatorio ma alla lunga vai poco lontano.

Parecchie cose sono cambiate dai tempi della Tina? Ma anche no, guardando a quello che succede adesso dentro il PD e nella sinistra, nel Movimento 5 Stelle o in Forza Italia.

E invece, se smetti i panni del tifoso, dell’ottuso, ti ritrovi a pensare che non solo Berlinguer e Pertini ti sono mancati, ma che avresti voluto che anche Aldo Moro, quello che nei cortei studenteschi veniva sfanculato, fosse vivo, e vivo bene. E che la democristianissima Tina Anselmi, la partigiana Gabriella, è stata una bellissima persona, così intelligente e onesta che una volta messa a capo della Commissione P2 ha scoperchiato diverse pentole piene di schifezze. Una donna così poco accomodante, in quell'occasione, da giocarsi la possibilità di diventare presidente della Repubblica. Una persona di valore, come Nilde Iotti e altre che ci hanno insegnato col loro esempio come si possa essere grandi, nella politica e nella vita.

Franco Bonciani

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