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sabato 27 settembre 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​I comici e il vittimismo paranoideo al potere

di Adolfo Santoro - sabato 27 settembre 2025 ore 08:00

Qualche comico, più dignitoso di altri comici e di altre persone famose, ha espresso la propria ironia verso il vittimismo paranoideo al potere. Al proposito si potrebbe dire citando il titolo di un vecchio libro di Gino e Michele: Anche le formiche, nel loro piccolo, s’incazzano.

Uno dei più popolari conduttori televisivi degli USA, Jimmy Kimmel, è stato sanzionato dalla rete televisiva su cui trasmette il suo talk show per aver pronunciato questa frase: Abbiamo raggiunto dei nuovi minimi durante il fine settimana, con la gang MAGA che cercava disperatamente di caratterizzare questo ragazzo che ha ucciso Charlie Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro, e facendo tutto il possibile per ottenere punti politici da ciò. Questa ipocrisia del potere è possibile solo se chi governa è un paranoideo fazioso, che combatte la dissidenza attraverso il sistematico ricatto di intentare cause miliardarie ai media che osino esprimere pareri non allineati. Più in generale, le varie forme di questo odio si manifestano solo nelle culture di guerra. Jimmy Kimmel ha poi ripreso il suo talk show e ha potuto dire Il nostro governo non dovrebbe avere il potere di controllare ciò che diciamo o non diciamo in televisione, e dobbiamo difendere questo principio … Voglio ringraziare chi non apprezza il mio show né le mie idee, ma ha comunque difeso il mio diritto a esprimerle. Non avrei mai immaginato che Ben Shapiro, Mitch McConnell e perfino il mio vecchio amico Ted Cruz sarebbero stati quelli che avrebbero detto cose così belle su di me. Ci vuole coraggio per parlare contro questa amministrazione. L’hanno fatto e meritano riconoscimento … Ha provato in tutti i modi a cancellarmi. Invece ha costretto milioni di persone a guardare il mio programma. Ora forse vi tocca pubblicare i file su Epstein per distrarre il pubblico! Ai meno informati ricordo che MAGA è lo slogan attorno a cui Trump ha coagulato i suoi sostenitori: MAGA è l’acronimo di Make America Great Again (Rendiamo l'America di nuovo grande), che Trump ha assimilato da Ronald Reagan. Ricordo anche che Charlie Kirk aveva manifestato, in linea con i MAGA, le sue critiche a Trump per non aver pubblicato i files sul pedofilo Epstein (vecchio compagno di gioventù di Trump), nei quali compare ripetutamente il nome di Donald Trump.

Stessa ira dignitosa ha avuto Enzo Iacchetti nel confronto televisivo col presidente di Amici d’Israele. Iachetti aveva detto a proposito del genocidio di Gaza: In questa guerra non ci può essere un contraddittorio perché non è una guerra, c’è solo un esercito. Non ci deve essere un contraddittorio. Nessuno deve contraddire la verità che stiamo vedendo da mesi. L’Amico di Israele aveva replicato: No Enzo, lei è un fascista. Al che l’infuriato Iacchetti ha ribattuto: Cosa hai detto str***o? Vengo giù e ti prendo a pugni.

Più modestamente Woody Allen, intervenendo in videocollegamento alla Settimana Internazionale del Cinema di Mosca lo scorso agosto, ha elogiato la tradizione cinematografica russa, ha espresso la possibilità di girare un film a Mosca e ha ricordato i suoi viaggi in Russia ai tempi dell'Unione Sovietica, dicendo che da allora la Russia è cambiata in meglio. Ha dunque espresso l’implicito parere, che in tempi di pace sarebbe ovvio (una cosa è la cultura di un Paese, un’altra è la sua politica … solo progredendo culturalmente insieme due popoli possono dialogare), ma in tempi di guerra ha suscitato l’ira del comico a capo del governo ucraino e dei giornali del libero Occidente.

Tutto ciò ha a che fare col fatto che la democrazia ha lasciato il posto in Occidente alla democratura, che esercita il potere attraverso il terrorismo di Stato, costrutto che non ha ancora una definizione universalmente accettata né nel diritto internazionale né nella dottrina politica, ma che inizia a trovare concretezza quando uno Stato (o agenti di esso) usa violenza – o minaccia – non solo come repressione, ma per terrorizzare una sua parte, instillare paura, ottenere obbedienza o conformità politica. I criteri per stabilire quando il normale conflitto sociale diventa terrorismo di Stato possono essere individuati nell’azione al di fuori del diritto internazionale, nell’intenzionalità terrorizzante, nella selettività del bersaglio, nella grave sistematicità, nello scoraggiare ogni opposizione, nel cercare di rendere il sistema giudiziario complice o impotente, nell’appropriarsi dei media.

Chi esercita il terrorismo di Stato è dunque caratterizzato dal vittimismo paranoideo, ben sintetizzato da Kahil Gibran, che, nel Profeta, scrive: Che dire di colui che è l’inseguitore e che recita invece il ruolo dell’inseguito? Accade così che l’imperatore e i suoi vassalli possano parlare di ferita della democrazia a proposito degli episodi conseguenti che dell’odio da loro seminato e della Flotilla, formata da 51 barche e 400-500 attivisti di 44 Paesi diversi, ha l’intento di creare problemi al governo (italiano).

Ma il miglior esempio di vittimismo paranoideo al potere l’ha fornito Donald Trump, quando ha sospettato un complotto nel mometo che una scala mobile del palazzo dell’ONU si è bloccata mentre lui e la sua agghindata consorte erano ai primi gradini; il povero Donald non si era accorto che a bloccare la scala mobile era stato un suo collaboratore! E poi ha continuato con un discorso che è stato definito quasi unanimemente ridicolo, concluso dalla considerazione che il cambiamento climatico sarà anche la più grande truffa mai perpetrata al mondo: gli alluvionati di Portoferraio, della Toscana, dell’Emilia, del Veneto, della Spagn e di alcuni Stati USA sono dunque dei truffatori. Ma anche la sua vassalla non ha perso l’occasione del consesso internazionale per fare la vittima: si è drammaticamente lamentata di una scritta sul muro che ce l’aveva con lei!

Nel paranoidismo vittimistico al potere chi governa (e i suoi accoliti) si percepisce costantemente minacciato, legge l’opposizione come complotto o tradimento, si presenta come vittima assediata da nemici interni ed esterni, giustifica le proprie azioni come autodifesa preventiva. Il meccanismo paranoide consiste infatti nel proiettare all’esterno la propria aggressività, attribuendo agli altri le intenzioni persecutorie che in realtà provengono da sé.

Quando questa struttura psichica si colloca al potere, genera dinamiche molto specifiche:

- criminalizzazione totale dell’avversario (l’opposizione politica non è più un interlocutore legittimo, ma diventa un nemico da neutralizzare; ogni critica viene interpretata come minaccia esistenziale);

- retorica della minaccia permanente (il discorso politico diventa noi siamo sempre vittime - del sistema, di potenze straniere, di minoranze interne -; ciò legittima misure eccezionali e repressioni continue;

- proiezione dell’aggressività, cui consegue la violenza sull’avversario, che è percepita come difensiva, ma in realtà è offensiva e distruttiva.

Il passo decisivo è quando il paranoidismo vittimistico non si limita a delegittimare simbolicamente l’opposizione, ma passa alla distruzione materiale: fisica (incarcerazioni, torture, eliminazioni, sparizioni forzate), sociale (campagne diffamatorie, esclusione dal lavoro, restrizioni sui media), economica (confisca di beni, espropri, taglio delle risorse), giuridica (processi farsa, leggi ad personam).

Si viene così a creare il ciclo dell’escalation del vittimismo paranoideo al potere: 1) demonizzazione dell’altro (avversario = nemico assoluto); 2) autopercezione vittimistica (siamo accerchiati); 3) autoalimentazione della paranoia (ecco le prove che avevamo ragione); 4) distruzione materiale dell’avversario (repressione, eliminazione); 5) giustificazione della violenza preventiva (dobbiamo difenderci). Il tutto è amplificato dal meccanismo di propaganda da parte dei media asserviti: la propaganda serve infatti a cementare il consenso interno e a mantenere la fedeltà dei faziosi/tifosi che, pur essendo un’esigua minoranza degli elettori, diventano la maggioranza dei votanti in una democrazia malata. In questo modo chi governa riesce ad occultare i suoi interessi economici e geopolitici.

Un esempio lampante è il negazionismo climatico, che non è solo non credere ai dati scientifici, ma serve anche a proteggere industrie fossili e modelli di sviluppo basati sull’estrazione. Quando il negazionismo climatico si fonde con il vittimismo paranoideo diventa in arma culturale che dà un’identità: 1) chi parla di crisi climatica viene accusato di imporre un’agenda globalista o di voler indebolire la nazione, 2) le élite internazionali, l’ONU, l’UE, le ONG ambientaliste vengono dipinte come potenze che vogliono punire o limitare lo sviluppo nazionale, 3) invece di essere responsabile dei danni ambientali, lo stato si presenta come vittima di una cospirazione ecologista, 4) la narrativa del ci vogliono impoverire con la transizione ecologica alimenta la paranoia collettiva e rafforza il potere politico interno.

Il processo può essere descritto in questo modo:

1) la crisi climatica reale determina

2) la pressione internazionale per la transizione ecologica, che determina

3) la percezione di minaccia alla sovranità e all’economia nazionale, che determina

4) il vittimismo paranoideo di stato, che porta

5) all’individuazione di un nemico esterno e al vissuto di complotto (l’ONU, l’UE, le ONG, le élite globali ci vogliono imporre decrescita e povertà), che portano al

6) negazionismo climatico come strumento politico (alcuni governanti degli USA hanno ridicolizzato il cambiamento climatico come fake science, come attacco alla libertà economica e come vogliono fermare il sogno americano; Putin ha accusato l’Occidente di voler bloccare la crescita russa con l’isteria climatica, ha presentato la propria estrazione di gas e petrolio come baluardo contro il declino economico ed ha affermato: ci attaccano non perché inquiniamo, ma perché temono la nostra forza; Bolsonaro ha negato o minimizzato gli incendi in Amazzonia, ha dipinto le ONG e le istituzioni europee dipinte come cospiratori che vogliono frenare la sovranità brasiliana sull’Amazzonia ed ha affermato: vogliono toglierci la nostra foresta per colonizzarci; per i Paesi produttori di petrolio del Golfo la transizione ecologica è imposta dall’Occidente per danneggiare le economie emergenti … noi siamo le vittime di una narrativa che criminalizza le nostre risorse), che porta

7) alla stabilizzazione del governante paranoideo.

Quanto è pericoloso per le sorti della vita umana sulla terra il vittimismo paranoideo come negazionismo climatico al potere? La risposta non può essere che complessa. Ci sono infatti

1. effetti diretti: vengono bloccate le politiche di mitigazione (non ci sono né riduzione delle emissioni, né investimenti seri nelle rinnovabili); l’impatto ambientale si aggrava con l’aumento di eventi estremi (ondate di calore, incendi, uragani, desertificazione); viene amplificata l’inerzia globale (se un grande paese nega, altri seguono o si sentono giustificati a non agire);

2. effetti indiretti: i governi paranoici creano fratture tra noi e loro, ostacolando la cooperazione internazionale; le minoranze, le ONG, gli scienziati diventano nemici della patria, con rischi autoritari; gli stati si accusano a vicenda (voi inquinate di più, voi volete fermare la nostra crescita); le guerre tenderanno a cambiare motivazione che dalla geopolitica passeranno a guerre per acqua, cibo, terre coltivabili, migrazioni incontrollate;

3. livello di pericolosità: nel breve termine (20-30 anni) aumenteranno gli eventi estremi e le morti legati a caldo, inondazioni, carestie ed aumenterà la fragilità politica; nel medio termine (50 anni) sarà irrealizzabile la stabilizzazione del clima sotto soglie critiche (+1,5°C o +2°C) e ci sarà il collasso di ecosistemi chiave (barriere coralline, Amazzonia, ghiacci polari); nel lungo termine (fine secolo) la traiettoria può portare a +3-4°C e all’incompatibilità della sopravvivenza organizzata della civiltà umana collassi a catena: città sommerse, migrazioni di miliardi di persone, conflitti endemici.

Solo allora finirà la presenza stupida dell’uomo sulla Terra. I discendenti degli Imperatori, dei loro vassali e dei loro servi avranno il coraggio di sputarsi in faccia per non aver fermato il potere vittimistico paranoideo che li ha preceduti?

Adolfo Santoro

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