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domenica 08 dicembre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

I costi economici dell’emergenza climatica

di Adolfo Santoro - sabato 03 agosto 2024 ore 08:00

Scrivo dalla canicola senza refrigerio notturno dopo un mese di luglio che i metereologi hanno registrato come il più caldo di sempre. Nel frattempo i governi di tutte le Nazioni continuano a non ascoltare gli appelli del Segretario Generale dell’Onu, che esorta verso misure urgenti per il rischio dell’aggravamento dell’ebollizione climatica. Nel frattempo gli elettori delle stesse Nazioni continuano a votare governi più o meno simili. Nel frattempo Salvini continua a negare il cambiamento climatico!

I danni della crisi climatica costano l’1% del PIL dell’Eurozona. L’Agenzia europea per l'ambiente li stima intorno a 170 miliardi di euro solamente negli ultimi cinque anni. È il settore agricolo a essere particolarmente vulnerabile, come dimostrano i circa 10 miliardi di euro di danni causati dall’alluvione in Emilia-Romagna nel 2023.

La piattaforma Climate-ADAPT, sviluppata dalla Commissione europea e dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, sostiene un’azione di condivisione delle conoscenze sui cambiamenti climatici e i loro impatti, le strategie e i piani di adattamento.

Secondo l’agenzia di rating Scope Ratings, che valuta l’impatto dei rischi nei prossimi decenni, nello scenario peggiore la transizione potrebbe costare all’Italia 17,5 trilioni nell’arco di 30 anni, pari al 14,5% del Pil. L’Italia è, infatti, il Paese più vulnerabile in Europa ai rischi legati al cambiamento climatico. Scope Ratings ha ottenuto questa valutazione attraverso uno stress test climatico sulle grandi economie europee - il Macroeconomic Climate Stress Test -, che esamina sia i rischi fisici, associati alla temperatura (rischio cronico), alle inondazioni fluviali e alla siccità (rischio acuto), sia quelli di transizione lungo l’intera catena del valore economico legati alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Nella classifica dei cinque Paesi esaminati all’Italia segue la Spagna, quindi l’Olanda, la Francia e la Germania.

L’impatto economico degli eventi estremi legati al clima varia notevolmente da Paese a Paese e meno del 20% dei danni totali è risultato essere assicurato. Secondo la Società di Assicurazione Swiss Re, che elabora le conclusioni del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) e stila una classifica di 36 Paesi individuando quelli più vulnerabili, inondazioni, cicloni tropicali, temporali e tempeste causano nel mondo la perdita di 200 miliardi di dollari ogni anno (ed è una stima destinata a crescere) con Filippine e USA in testa alla lista dei paesi maggiormente a rischio: i danni delle Filippine pesano per il 3% del PIL (12 miliardi di dollari nel 2022), mentre i danni degli USA sono secondi in relazione al PIL (con una perdita annua dello 0,4%), ma primi in termini assoluti (con 97 miliardi di danni). L’Italia ha subito, tra il 2013 e il 2022, danni per 37 miliardi di dollari, di cui solo 5 erano assicurati con un’assenza di protezione nell’87% dei casi; nella classifica delle perdite in relazione al PIL l’Italia era diciassettesima, con una perdita stimata pari allo 0,11% (2,3 miliardi di dollari), ma nel 2023 l’Italia è stata il Paese europeo più colpito da fenomeni metereologici estremi con perdite assicurate oltre i 3 miliardi di dollari! E andrà sempre peggio!

Secondo il rapporto EU climate risk, demographic change and debt sustainability di Scope Ratings l’incrocio di rischi climatici e demografici ha un impatto importante, anche se moderato, sulle traiettorie del debito pubblico a medio termine per la maggior parte dei paesi dell’UE, ma diventa sempre più rilevante per il credito e si rafforza reciprocamente nel lungo periodo. L’invecchiamento della popolazione potenzialmente aumenta il debito pubblico fino a 21 punti percentuali del PIL in media nei paesi dell’UE, mentre l’impatto legato al clima di una transizione “disordinata” potrebbe portare a un ulteriore aumento del debito pubblico di circa 5 punti percentuali del PIL.

The European House-Ambrosetti ha costituito nel 2019 la Community Valore Acqua per l’Italia, una community dedicata all’elaborazione di scenari, strategie e politiche sulla gestione dellarisorsa acqua, in considerazione del fatto che 10 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) introdotti dall’ONU nel 2015 sono influenzati da una gestione efficiente delle risorse idriche. Disporre di una filiera idrica efficiente è un requisito essenziale per il funzionamento e la competitività di un Paese e della sua economia. La Community coinvolge gli attori chiave della filiera estesa dell’acqua italiana: gli operatori del ciclo idrico integrato, rappresentanti del mondo dell’agricoltura, provider di tecnologia e software, fornitori di macchinari e impianti e le Istituzioni nazionali ed europee di riferimento. Gli ultimi dati riguardanti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile impattati da una gestione efficiente della “risorsa acqua” disponibili sono quelli del report del 2021. In questi dati, che redigono una classifica tra i 28 Paesi dell’UE, l’Italia non fa una bella figura:

- Obiettivo 2 (“sconfiggere la fame”): la produttività agricola italiana era al 19° posto, le specie a rischio monitorate e censite erano al 10° posto, la spesa pubblica per Ricerca & Sviluppo era al 18° posto, il terreno dedicato all’agricoltura biologica era al 4° posto, il valore aggiunto in agricoltura per acqua era al 9° posto;

- Obiettivo 3 (“salute e benessere”): le acque reflue domestiche depurate in modo sicuro erano al 23° posto, il rischio microbiologico legato al consumo d’acqua era al 26° posto, la mortalità dovuta ad inquinamento era al 18° posto;

- Obiettivo 6 (“acqua pulita ed utilizzo di servizi igienico-sanitari”): la popolazione che utilizza servizi di acqua potabile in modo sicuro era al 25° posto, la popolazione che utilizza servizi igienico-sanitari in modo sicuro era al 25° posto, i prelievi di acqua sotterranea per uso potabile erano al 7° posto;

- Obiettivo 7 (“energia pulita e accessibile”): il consumo di acqua da parte del settore energetico sul consumo di acqua totale era al 26° posto, l’elettricità generata da energie rinnovabili era al 15° posto, l’energia idroelettrica sul totale di energia rinnovabile prodotta era al 13° posto;

- Obiettivo 9 (“imprese, innovazioni e infrastrutture”): il numero di citazioni per pubblicazioni legate al tema dell’acqua era al 3° posto, la copertura internet 5G era al 25° posto, la dispersione idrica nella rete era al 9° posto, l’investimento nel settore idrico era al 12° posto, la quota di laureati in Scienza-Tecnologia-Ingegneria-Matematica era al 16° posto, le richieste di brevetti per tecnologie ambientali erano al 3° posto, la rilevanza del ciclo idrico esteso era al 12° posto;

- Obiettivo 11 (“città e comunità sostenibili”): l’area urbana pro capite era al 25° posto, l’estensione di corpi idrici con presenza d’acqua la maggior parte dell’anno era al 12° posto, i fanghi di depurazione destinati al recupero erano al 16° posto, la popolazione collegata almeno a sistemi secondari di acque reflue era al 6° posto;

- Obiettivo 12 (“consumo e produzione responsabili”): il consumo di acqua minerale in bottiglia pro capite era al 1° posto, il consumo domestico di acqua potabile pro capite era al 3° posto, l’utilizzo di materiale riciclato era al 3° posto;

- Obiettivo 13 (“lotta contro il cambiamento climatico”): l’adozione delle strategie nazionali in linea con il quadro di Sendai inerente alla riduzione del rischio di catastrofi era al 12° posto, Notre Dame Adaptation Index (indice prodotto dall’Università di Notre Dame, che misura la vulnerabilità delle varie regioni) era al 17° posto, le perdite economiche legate al cambiamento climatico era al 7° posto (ma, come abbiamo visto, è attualmente al 1° posto);

- Obiettivo 14 (“la vita sottacqua”): le aree protette sul totale delle aree marine era al 16° posto, la presenza di fosfato nei fiumi era al 17° posto, i siti balneari con eccellenti qualità di acque era all’11° posto, il valore della produzione di pesca e acquacoltura era all’11° posto;

- Obiettivo 15 (“la vita sulla terra”): il consumo di suolo annuo era al 14° posto, l’erosione del suolo dovuto all’acqua era al 1° posto, l’impermeabilizzazione del suolo era al 21° posto, le principali aree protette per la biodiversità di acqua dolce erano al 10° posto.

Abbiamo visto che le perdite economiche legate al cambiamento climatico hanno fatto balzare l’Italia in testa nella classifica negativa. Se si considera, inoltre, l’inquinamento delle falde acquifere da glifosfato, trascurato dal governatore leghista Zaia, l’Italia continuerà a mantenere il 1° posto del consumo di acqua in bottiglia (con evidenti conseguenze di plastica in mare), mentre altri indici saranno probabilmente ancora peggiori se si considera che i governi che si sono succeduti dopo il 2021 hanno badato più a comprare armi che a curare il territorio. L’attesa per la sesta edizione 2024/25 della Community Valore Acqua per l’Italia (che esiterà in un Libro Bianco, che sarà presentato il 19 e 20 marzo nel corso della Giornata Mondiale dell’Acqua, che si terrà a Roma) è grande. I primi dati sono questi: gli effetti della crisi climatica costano a ogni italiano 284 euro, cinque volte il valore del 2015 (l’Italia è diventato il primo Paese per perdite economiche: 12 Regioni italiane presentano elevato stress idrico, in Sicilia (che una volta era chiamata “il granaio d’Italia”), la produzione di miele si è ridotta del 70%, quella delle pere del 63%, quella delle ciliegie del 60%, quella dell’olio d’oliva del 27%, quella di vino e pomodori del 12%.

E, come se non bastasse, Toti è tornato in libertà e può fare i suoi intrallazzi, del tutto “legali”.

Adolfo Santoro

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