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domenica 08 dicembre 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Settembre

di Marco Celati - martedì 06 ottobre 2020 ore 07:30

Odio l'estate, Il sole che ogni giorno ci donava gli splendidi tramonti che creava... Tornerà un altro inverno. cadranno mille petali di rose, la neve coprirà tutte le cose... L’estatequando è passata, è passata, ma l’estate non è tutto. La vita segue ogni stagione. È altro? È niente? È qualcosa? Difficile rispondere, imbrogliando le carte. E forse occorrerebbero ideogrammi, geroglifici moderni, nessuna risposta riesce a darmi quest’alfabeto di sillabe e di suoni.

Sono giorni di vento forte: si vedono i pioppi piegare nella sferza e le erbe risalire gli argini, mosse dalle folate. Vengono a tratti, le folate, crescendo d’intensità e il fruscio delle fronde si fa intenso, sostenuto, insistente.

Ho il cuore pesante che preme nel petto. È una fitta dolorosa che viene col respiro. Già si prepara lo schianto secco o ci consegna la vita ad un lento declino. Tutto è dato una volta per sempre. Decide il tempo che se ne va e si porta via i giorni, come il vento porta via le nubi e spazza il cielo. Ma non sempre chiare appaiono le cose.

È un settembre freddo. L’estate quando è finita, è finita e non puoi farci niente. Resto chiuso nella mia afasia aspettando che l’acribia faccia il resto e finalmente mi riduca al silenzio assoluto. La notte vengono in visita le mie memorie, ma non parliamo, sfilano mute nel sonno. Sono le persone care che non recano conforto. Aggiungono alla malinconia dell’essere quella del non essere che portano con sé. Sorridono, hanno compassione di noi. E se ne vanno.

Siamo stati, in estate, in una piccola città sotto l’Appennino. Abbiamo fatto il bagno al fiume, lungo i sentieri. L’acqua era fredda, tonificante. Trasparente. Sono venuti amici, mio fratello. Siamo stati bene. Buon cibo, gente cordiale che parla diverso. Doveva essere così un tempo anche da noi, quando facevano il bagno in Arno e nell’Era, alla cartiera. Noi abbiamo avuto l’industria e il lavoro. Loro emigrazione o gerle e bancarelle per vendere libri e farina di castagne. Perciò si può fare ancora il bagno al fiume.

Sulla Cisa ci siamo fermati di nuovo a pranzo, sotto gli alberi. Il ristoratore ci ha riconosciuto e ci ha offerto il prugnolo, come un anno fa. Hanno buona memoria da quelle parti. Poi abbiamo cercato il sasso su cui avevamo inciso i nostri nomi, ma non si è trovato più. La pioggia, il tempo. E tu ne hai riso e mi hai preso in giro. Il sasso, dicevi, il sasso con la voce impostata e la esse strascicata. In compenso ci ha inseguito, abbaiando, un cane da pastore, di quelli che guardano il gregge, mica il pastore, e ho dato prova di tutta la mia paura.

Un giorno mi piacerebbe ritirarmi a vivere là, sotto quei monti, lungo quei fiumi, inerpicarci per i sentieri e non farne di niente, se non vivere sereni. Come smemorati. Nuovi, per quel poco che basta, per quel tanto che resta o viceversa. Perché ogni estate finisce e quando l’estate è finita, è finita. Però l’estate, è già stato detto, non è tutto.

Marco Celati

Pontedera, Settembre 2020

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Questo testo deve una parte della sua ispirazione alla poesia Molto chiare”, da “Paesaggio con serpente” di Franco Fortini. Il resto alla mia paranoia e alla città di Puntremal. La canzone citata è “Estate” di Bruno Martino. Nella foto: diga sul Magra.

Marco Celati

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