Cinque poesie di Marco Celati
di Marco Celati - mercoledì 16 settembre 2015 ore 06:00
SANGUINANO
Sanguinano i nostri cuori, sanguinano.
Sono gli uomini e le donne di questa terra,
sono le moltitudini degli esseri infelici.
Ho lasciato opere incompiute, davanti a me,
ho visto la bellezza perdersi e l'ho persa.
C'è un tempo per la semina e il
raccolto.
C'è un tempo per la rovina.
Pontedera, 26 Giugno 2015
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LA NUVOLA
La nuvola vola e si riflette nell'acqua
e passa alta nel cielo e nell'acqua
si riflettono le cose del mondo:
gli alberi, i monti, noi che viviamo,
le nubi che attraversano il cielo
portando il sereno o la pioggia
e schermano il sole o nascondono
la luna che a notte illumina il mare.
La nuvola è bianca,
vola altissima,
appare in strane forme e suggestive
a cui diamo un nome: un drago,
un profilo di donna, uno sbuffo
di panna montata e tutto quanto
si riflette nell'acqua e noi di acqua
siamo fatti, di terra e pensiero,
di vita e di morte, di amore e sogni.
Le nuvole che il vento sospinge
o trascina e passano come ombre
sui campi ed i colli e si perdono
all'orizzonte fin dove lo sguardo
può seguirle
ed oltre il confine
che separa il mare dal cielo e divide
la terra e le acque, ciò
che si vede
da quello che si può
immaginare.
Vanno a perdersi lontano,
dove non c'è più niente di noi
dove altre storie, altri paesaggi
saranno e daranno luogo alla vita
che cambia, come cambia l'acqua
che scorre, che si fa fonte, ruscello,
fiumana, che si fa mare e vapore,
che si fa nuvola e acqua di nuovo.
Così tutto
passa e tutto quanto torna
della materia vivente, di ciò
che siamo
o saremo e così queste
nuvole chiare,
questi cieli e queste verdi pianure
siamo noi, siamo noi quest'acqua
di vita, anche se saremo distanti
e diversi e perduti, anche da lontano,
da altrove, ovunque vivremo: ricordalo.
Pontedera, 9 Agosto 2015
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SA DI PIOGGIA L'ARIA
Sa di pioggia l'aria, di terra e di tempesta,
il vento si alza e questo sentore porta,
una presenza, una minaccia, una promessa:
si aspetta che raffreddi, che si abbeverino
i campi, le piante e le colture, che gli uomini
godano il respiro del fresco dopo l'afa.
Il vento porta cose da lontano, già
avvenute,
ci preavverte del dopo, come il lampo col tuono
e giunge a noi e tutto avviene, tutto si compie
nell'attimo assoluto, tutto si svolge nel turbine
del tempo, diviene catastrofe o sollievo.
Dimmi che è questo
o solo i miei pensieri
sono io e il resto non è
che l'aggravarsi
dell'esistenza: mi confacevo alla vita
come la bestia che pensa sé
stessa.
Treggiaia, 12 Agosto 2015
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LA VITA CONSUETA
La pioggia è caduta
e sembra dirci che l'estate è finita,
sembra che il caldo abbia ceduto ad un tempo migliore
e restano nuvole estese nel cielo che danno definizione
alle cose: tutto appare scolpito sullo sfondo del paesaggio.
La cicala ancora canta, la strada in fondo scorre rumorosa,
il geco si arrampica sul muro a caccia d'insetti e aspetta,
i vicini sono tornati e hanno riaperto la casa e la terrazza,
hanno riposto le valigie del viaggio, preparano per il pranzo.
Ecco, un momento di stasi, di quiete e si alza un refolo
d'aria che è fresco
e lascia pensare che novità ci
saranno:
una porta che sbatte, un moscone che gira e il latrato
di un cane che rompe il silenzio e torna la vita consueta.
Treggiaia, 25 Agosto 2015
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ROMANZO
Ad Aylan Kurdi
Cerco una storia, un
racconto non breve che scorra
e si dipani nei meandri del vivere, una storia nera
forse, oppure un'edificante novella con un inizio
e un rispettabile finale, una storia anche non vera.
Cerco un indizio del vivere e un senso del morire,
anche inventati, sullo sfondo di un'epoca passata:
una vita trascorsa, un'epopea oppure un'esistenza
banale, all'ombra di sé
stessi e di tutte le storie.
Una pagina bianca, densa di segni e di scritture
e un libro che contenga tutte le pagine bianche
e tutti questi segni e scritture e i loro significati,
chiari o celati a noi che leggiamo assorti e insonni.
Un libro che comprenda ogni racconto, ogni storia,
triste e divertente, e la trama che ci ha tenuti avvinti
finché non
abbiamo saputo come sarebbe finita,
come si sarebbe potuto avere un diverso svolgimento.
Ma non esiste un racconto che questo e il resto
non è che
un'invenzione, più o meno
consapevole
di noi e per noi: non c'è
più un romanzo,
inutile
o significativo che sia, non esiste altro orizzonte.
Più in là, oltre la pianura, non ci sono
altre pianure,
più sconfinati
paesaggi: il territorio è circoscritto
e qua siamo noi quel territorio dove si svolge breve
una storia cercata invano, dove si finge l'esistenza.
Esistono altri mondi, altre lingue, occorrono letture,
lenti diverse, più chiaro
cristallino, nuovi occhi e saperi,
esistono altri paesi, altri dei e popoli oltre a noi per chi
abbia forza e sguardo e a credere non voglia rinunciare.
Oltre la morte del bambino, delfino d'uomo spiaggiato,
oltre il mare di paura e
speranza, profondo di dolore
e crudeltà,
stanno le vite e le patrie vere, i romanzi
possibili, gli orizzonti negati, sconfinati di giustizia.
Pontedera, 5 Settembre 2015
Marco Celati