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martedì 19 marzo 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Equivoci

di Nicola Belcari - domenica 03 aprile 2022 ore 07:40

L’equivoco è in agguato.

È questa l’era della confusione nella quale ci troviamo a convivere con i nostri contemporanei, compagni d’avventura e di sventura, che suppongo somigli a quella che si determinò in seguito al moltiplicarsi delle lingue tra loro incomprensibili intorno alla torre di Babele.

La complessità sociale, i diversi livelli del discorso e dei campi del sapere che affrontano il reale pongono il fraintendimento all’ordine del giorno. Bisogna rassegnarsi al malinteso… poi quel che conta è andare d’accordo, non essere bene intesi e non tutti i fraintendimenti sono spiacevoli.

L’equivoco è di parole o di fatti o passa dall’uno all’altro.

Il più commovente e fatale è quello di Giulietta (la morte apparente di Romeo), quello storico e geografico è di Colombo (il viaggio a ovest per le Indie). Impossibile farne esempi sufficienti a rendere l’enorme portata e diffusione: si va dalle umili e semplici gaffes, alla paronomasia (pulpito e polpetta), al classico scambio di personaggi con i gemelli della commedia, fino all’equivoco personale (credersi un granduomo, una femme charmante, uno statista, uno scrittore, un giornalista, uno scienziato, un filosofo, un artista, un politico, un professionista di una qualsiasi professione, ecc.).

Non va confuso con altri comportamenti, o curiosi fenomeni, come mettere la mano nella tasca di un altro passeggero o accoppiarsi con la cameriera, perché salvo rari casi, non si tratta di un errore commesso nel cercare la propria tasca o la camera della moglie.
I contrari alla diminuzione del numero dei parlamentari (cioè essi stessi e i loro stretti parenti) sostengono che sarebbe un risparmio di poco conto, l’equivalente del prezzo di un caffè. Ma equivocano: chi ha detto che lo scopo sia il risparmio? Noi populisti e antipolitici saremmo disposti a pagare di tasca nostra pur di liberarci di un po’ di certi politici. E poi che sapore squisito avrebbe quel caffè!

Chiunque comandasse alla consorte: “fammi un uovo” si potrebbe sentir chiedere: “al tegamino?” Ma se a proferire la richiesta è Salvador Dalì allora il senso è diverso nello spirito del più sfrenato surrealismo. L’artista infatti dice che la donna sua musa è talmente straordinaria che “le ho chiesto di farmi un uovo… e lei me ne ha fatti due!” intendendo come li fa la gallina.

Equivoci di traduzione famosi. “Dulcis in fundo” si potrebbe tradurre in poesia: la donzelletta vien dalla campagna o in prosa una dolce presenza nel fondo (agricolo). Il cammello del Vangelo che non passa dalla cruna dell’ago forse non era un cammello ma una grossa corda.

Consapevoli dello stato di cose non manca il timore dell’equivoco. Mi scusi signora, non vorrei cadere in errore, tratto in inganno dal suo deambulare a quest’ora della notte, in questa strada malfamata, il suo trattenersi dove non c’è la fermata dell’autobus, con quel portamento spigliato, quel suo gesticolare annoiato con la borsetta, il suo trucco appariscente, la sua veste corta e aderente, ma tali apparenze sfavorevoli (per taluni benpensanti) mi autorizzano a rivolgermi a lei come a una donna di mondo, cioè mondana, o per dire altrimenti, a una professionista del sesso a pagamento?
L’equivoco più diffuso e sempre attuale resta il matrimonio (la tomba dell’amore, a detta dei delusi).

A proposito, quando mia moglie urla al mio indirizzo: sei un cretino! Io penso che non voglia dire proprio quello che ha detto (anche se ripete la frase: per assicurarsi che il concetto sia chiaro?) che non vada perciò preso alla lettera e che si tratti certamente di un equivoco.

Nicola Belcari

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