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martedì 19 marzo 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

​Capodanno 2222

di Nicola Belcari - venerdì 01 gennaio 2021 ore 07:30

È il 1° gennaio del 2222, festeggiamo l’inizio del nuovo anno. Un anno, secondo solo al 1111 nell’era cristiana, che ripete quattro volte la stessa cifra, passato alla storia per una battaglia dei crociati e la denominazione di un vino di Montefiascone (Est! Est!! Est!!!: ancora una ripetizione con ben sei punti esclamativi). Abbiamo ragione di festeggiare la rinascita cominciata meno di un secolo fa. Siamo consapevoli di appartenere a una nuova e luminosa civiltà nata, come spesso accade nella Storia, dalle ceneri di un’altra tramontata, non senza aver superato un lungo periodo oscuro.

Il Novecento era stato un secolo di straordinarie e portentose invenzioni tecniche che avevano mutato il volto del mondo e le abitudini degli uomini ma quasi per contrappeso si erano perse conoscenze filosofiche, umanità, capacità di pensiero e di giudizio. Tutto ciò appare inspiegabile oltre che sorprendente.

Le conseguenze di tale smarrimento erano state guerre totali, immani distruzioni, atrocità senza limiti, culminate nel massacro di bombe atomiche. Una barbarie dilagante che contraddiceva secoli di fede religiosa e cultura.

Nei periodi in cui si combattevano guerre locali, considerati e definiti “di pace”, gli uomini provvedevano ad avvelenarsi sistematicamente con cibi più o meno nocivi, là dove non si continuava a patire la fame, respirando gas venefici, prodotti dalle industrie, da mezzi inquinanti, da pratiche antiquate.

Com’era potuto accadere? Non possiamo qui rispondere sostituendosi ad analisi storiche, economiche e sociologiche lunghe e complesse. Certo abbiamo buoni motivi per criticare le classi dirigenti e il sistema economico. La tentazione di credere che gli uomini si meritassero tutte le sventure che capitarono loro è forte ma la colpa era soprattutto dei capi e dei governanti che avrebbero dovuto rappresentare gli interessi collettivi e perseguire il bene di tutti e invece facevano solo il proprio.

Il bisogno di avere delle guide spirituali nel villaggio globale, dopo la perdita della fede e di altre ideologie portatrici di valori, non poteva perciò trovare risposta nelle figure tradizionali di uomini di chiesa (persa l’aura del sacro) né di intellettuali (saccenti e arroganti) a cui affidare quel ruolo, e neppure soprattutto nella cultura popolare, un tempo diffusa e sapiente, nonostante le sue contraddizioni e mancanze, ormai sconfitta e scomparsa; così quel ruolo di guida, di prestigio e autorevolezza, se lo erano aggiudicato dei giovani (cantanti, esperti di moda o di niente, purché di bell’aspetto) carismatici per insondabili ragioni, chiamati influencer, maitre à penser di misteriose discipline.

Gli uomini si erano inferti piaghe inedite ma dalle dimensioni bibliche; autoinflitte per rendere più movimentata la vita? come sport estremi per chi è in “cerca di scapaccioni”?
Avevano importato da paesi lontani insetti e zanzare per amore dell’esotico? per vendere merci di infimo valore, si diceva. Paesi poveri esportavano prodotti di pessima qualità a prezzi ridotti grazie alla schiavitù economica, al lavoro di bambini e ad altre violenze. In questa gara di generosità i virus erano addirittura regalati, esportati in tutto il mondo senza chiedere in cambio il minimo compenso.

Gladiatori circensi, che prendevano a calci una palla, erano adorati da folle deliranti ed esultanti (insieme al virus) e mitizzati come geni, seppure utilizzassero i piedi e solo di rado la testa per colpire la sfera.
Giovani e meno-giovani ammucchiati si dimenavano come ossessi in una danza tribale nel buio rotto da lampi di luce artificiale nel desiderio deluso di un’orgia mancata; e il virus danzava con loro.

Organizzazioni nazionali e internazionali nate con lo scopo della tutela della salute, del mantenimento della pace, erano accolite di inoffensivi notabili, nella migliore delle ipotesi.
I comportamenti dissennati della popolazione, le follie collettive, erano diffuse, ma coloro che avrebbero dovuto contrastarle le favorivano; imperava l’interesse personale di minoranze. L’educazione del popolo, intesa come progresso morale, corretta informazione, accesso alla cultura, ecc., cioè l’unica chance di una democrazia, era completamente disattesa.

C’è stato bisogno di un crollo totale, della catastrofe irrimediabile, perché l’umanità potesse risorgere. Ma non sono vicende storiche indolore, c’è un costo: sono le vittime e secoli di immani sofferenze.

Nicola Belcari

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