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martedì 08 ottobre 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

L'inganno

di Nicola Belcari - martedì 23 aprile 2024 ore 09:00

La sensazione è di essere stato ingannato (e ingannati?) … ma non ora o in un caso particolare, no, purtroppo, nella vita, nel tempo, a lungo e in modo decisivo e profondo. Solo io o anche altri? Che cosa ci ingannò? Quando faceva male, non ora da vecchi dico, quando l’esistenza doveva o poteva ancora offrire piacere, avventura, senso.

Chi ci ingannò? Nessuno! Non il Nessuno di Ulisse, il nessuno di un sistema dal funzionamento automatico, che ci faceva credere, a noi e agli altri, il nostro prossimo, da cui dipendeva la nostra felicità (si fa per dire), che ci fossero giuste regole, da rispettare perché giuste, normali, di buon senso, in apparenza naturali. C’era la possibilità di ribellarsi? Allora forse. Oggi non più. Quale capo ti opprime? Con chi prendersela? Si è sconfitti senza un nemico identificabile.

Si può prendere sul serio questo mondo? senza un autoinganno? un’illusione? per non soggiacere alla consapevolezza del fallimento, per non restarne schiacciati. Quale edificio si può progettare o ancor meno costruire? con quali basi? Allora ci convinsero che potevamo trovare ragioni per partecipare con nostre scelte alla prosecuzione di quella società opprimente. Ragioni che oggi sappiamo non esserci. Vogliamo crederci comunque? È l’illusione che serve per andare tutti i giorni al lavoro, per accettare il tran-tran? per mettersi alla tivvù? per una gitarella ogni tanto?

Oggi in compenso è tutto così evidente. C’è l’annuncio chiaro di un disperante domani: guerre, epidemie, carestie. Con le vittime della povertà da contenere con elemosine forzate, dai nomi altisonanti e ipocriti, come contributo di solidarietà, non espressione di bontà d’animo, ma della solita filantropia figlia della paura di sanguinose rivolte.

Si è assunti dopo un colloquio per il quale un manuale ha suggerito come rispondere e quando mostrare incertezza di proposito.

Un incontro sentimentale si materializza in un aperitivo all’esterno del bar (un rovina-stomaco a cui non segue un pasto decente) utile a mostrare o mettere in scena il proprio successo. S’inganna per ingannare sé ingannando e nonostante il lusso effimero dell’aperitivo, in modo un po’ squallido. Costretto a lasciar trasparire una passione che è tale sul momento, costretto a raccontare l’ultima relazione di un passato da poco trascorso, la cosiddetta storia finita.

Resta l’attimo di solitudine, bella e romantica nella sua tristezza, quando s’insinua o si rivela nella penombra dell’interiorità. Nel mondo di prima, una volta rimasto solo, si stava con una sigaretta e un bicchiere di brandy in quel maglione da casa troppo largo, immedesimandosi nel personaggio. Oggi è più salutare vagare sul marciapiede lungo il fiume, col bavero alzato della giacca andando incontro alla brezza fredda dell’inverno incipiente, assente a quel che sta intorno, distratto dal pensiero.

Nicola Belcari

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